Raid Usa su truppe di Assad, oltre 100 morti. L’ira di Mosca

8 febbraio 2018

Jet dell’aviazione statunitense hanno bombardato le forze che sostengono il regime di Bashar al-Assad in Siria dopo un attacco contro i ribelli sostenuti dagli Usa, nel quartier generale della Forze democratiche siriane (Sdf), a Est del fiume Eufrate. Nel raid sono morti un centinaio di uomini. Circa 500 militari alleati di Damasco, infatti, hanno effettuato l’attacco usando anche artiglieria, mortai e carri armati di fabbricazione russa, ha detto un ufficiale statunitense. “Le truppe siriane filo-regime hanno manovrato i carri armati T-54 e T-72 a sostegno del fuoco di mortai in quello che sembra essere stato un attacco coordinato alle Forze Democratiche siriane a circa 8 chilometri a Est della linea de-escalation del fiume Eufrate a Khusham, in Siria”, ha detto l’ufficiale Usa. La stessa fonte americana ha spiegato che “da 20 a 30 colpi di artiglieria e di carri armati sono esplosi nel raggio di 500 metri” dal quartier generale delle Forze Democratiche siriane, prima che i combattenti e le forze della coalizione appoggiate dagli Stati Uniti “prendessero di mira gli aggressori con una combinazione di attacchi aerei e di artiglieria”. “Stimiamo che oltre 100 combattenti pro-regime siriano siano stati uccisi”, ha aggiunto, sottolineando che la reazione ha avuto luogo “per autodifesa”. “Abbiamo reagito per respingere l’aggressione contro i nostri alleati impegnati nella lotta contro l’Isis”, e’ stato spiegato in una nota diffusa dalla coalizione a guida Usa in Siria. L’agenzia ufficiale siriana Sana ha confermato il bombardamento “inaspettato”, definendo l’azione una nuova “aggressione” che ha causato un “massacro”.

La Coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti per combattere i jihadisti dell’Isis in Iraq e Siria, fa sapere  che “segue con attenzione la situazione ad Afrin” enclava curda nel nord-ovest siriano nel mirino da tre settimane di una offensiva turca per cacciare milizie curde sostenute da Washington. Il portavoce della stessa coalizione, colonnello Usa Ryan Dillon, tuttavia ha precisato che la coalizione “non vuole problemi con la Turchia che è un nostro alleato Nato”. Circa i rapporti con le forze democratiche siriane (SDF), alleanza curdo-araba sostenuta da Washington e presa di mira ad Afrin dall’esercito di Ankara, il colonnello ha detto che la sua coalizione “prosegue di collaborare e sostenere con i suoi alleati in Siria”. L’attacco rischia di innescare una nuova escalation militare poche ore dopo l’annuncio che Iran, Russia e Turchia si incontreranno a Istanbul per discutere del conflitto, e dell’istituzione di “punti di osservazione militare” nell’area di Idlib. Duro il commento della Russia, alleata di Damasco. “Si tratta dell’ennesima dimostrazione che la presenza militare illegale Usa e’ finalizzata al controllo delle risorse economiche del Paese e non a combattere l’Isis”, ha sottolineato in una nota il ministro della Difesa di Mosca. L’attacco sarebbe avvenuto nell’area di Kusham, circa 5 chilometri a est del fiume Eufrate, vicino alla “linea di de-escalation” che separa le forze di Damasco (appoggiate da Russia e Iran), attive nella citta’ di Deir Ezzor, e le Sdf. Stati Uniti e Russia, che in quell’area sostengono forze rivali, in questi mesi sono state in contatto proprio per evitare frizioni e contatti diretti. L’area di Deir Ezzor ospita i piu’ grandi giacimenti petroliferi della Siria.

Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, che conta su una rete di attivisti sul campo, nel pomeriggio di ieri erano stati gia’ registrati degli scontri sul terreno tra SDF e truppe siriane. Sempre secondo l’Osservatorio, il raid americano avrebbe ucciso 45 soldati siriani e probabilmente membri delle milizie filo-iraniane a loro supporto, visto che tra le vittime figurerebbero “combattenti arabi e asiatici”. Si tratta dell’ennesima escalation in pochi giorni, e in punti diversi della Siria: va infatti avanti da circa un mese l’offensiva turca nel cantone di Afrin, nel nord del Paese, contro le truppe curde, che ieri secondo fonti ospedaliere ha prodotto 148 vittime civili e due militari turchi uccisi, innalzando la tensione all’interno della Nato, di cui la Turchia fa parte. C’e’ poi l’offensiva delle truppe di Assad nella Ghouta orientale, sotto il controllo delle forze ribelli, la cui situazione umanitaria e’ stata discussa nella telefonata avvenuta ieri tra i presidenti di Turchia e Russia, Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin. L’area della Ghouta orientale – in cui la situazione umanitaria e’ sempre piu’ drammatica – e’ sotto assedio dell’esercito di Assad da piu’ di quattro anni. L’assedio si e’ intensificato lo scorso maggio, con un’offensiva di larga scala, con copertura aerea della Russia. Una nuova escalation e’ partita lunedi’, dopo che nel corso del week end un aereo russo e’ stato abbattuto dalle forze ribelli nella provincia di Idlib.

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