L’ambasciatore siriano presso l’Onu, Bashar Jaafari, dal canto suo, ha accusato gli Usa di voler “far fallire la tregua”. Mosca vuole da tempo il coordinamento delle azioni militari con gli Usa, cosa prevista tra l’altro dagli accordi che hanno portato alla fragile tregua in vigore, ma Washington rinvia questa svolta a una fase successiva, in cui gli aiuti umanitari saranno stati finalmente distribuiti alla popolazione in estrema difficoltà, a cominciare da Aleppo. La Difesa moscovita, rivela oggi il quotidiano Izvestia, intende inviare ai colleghi americani le proprie proposte “su come organizzare l’interazione tra le forze russe e americane in Siria”, con una serie di “regolamenti tecnici” che prevedono “informazioni, livelli e gerarchia di interazione, oltre alla lista e ai modelli di documenti formali”, ha riferito una fonte governativa al quotidiano. Un’iniziativa che rischia di innervosire ulteriormente il Pentagono. A rendere le tensioni ancor più forti, poi, sono arrivati i quattro primi attacchi contro quartieri ribelli di Aleppo, nel Nord, dall’inizio della tregua di lunedì scorso. L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha parlato di un morto e di diversi feriti, senza attribuire gli attacchi. Il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, ha parlato di un “aumento del numero dei bombardamenti dei gruppi ribelli contro le posizioni militari governativi e i quartieri residenziali”. Il fatto che alle città siriane non sia ancora pervenuto l’aiuto umanitario previsto nell’accordo, ancora, rappresenta un’altra minaccia per la tregua. In mancanza di sufficienti garanzie di sicurezza, i camion dell’Onu con gli aiuti sono fermi in una zona tampone alla frontiera turca. Washington vincola l’avvio del coordinamento militare con Mosca all’arrivo di tali aiuti. (con fonte Afp)