“Con sistema Montante, liste di proscrizione dirigenti”

Parla il presidente della commissione regionale Antimafia. L’ex ministro Alfano: nomina imprenditore idea mia

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“Ci sono stati due metodi adottati nei confronti dei dirigenti: quelli da premiare perché disponibili alla benevolenza e alle direttive e quelli che andavano cacciati via. C’erano delle liste di proscrizione, elaborate a tavolino, in cui si decideva chi doveva restare e chi invece doveva uscire dagli assessorati”. Lo ha detto il presidente della commissione regionale Antimafia Claudio Fava illustrando ai giornalisti la relazione sul cosiddetto ‘Sistema Montante’. Alcuni dirigenti ascoltati dalla commissione, ha aggiunto Fava, hanno anche parlato di “imbarazzanti provini, fatti a casa di Montante, prima di entrare a far parte dell’assessorato”.

Ma uno dei “punti salienti” della relazione, approvata dall’organismo all’unanimità, riguarda la nomina dell’ex numero di Confindustria Sicilia nel consiglio direttivo dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati. Una designazione che arriva a dicembre 2014 da parte dell’ex ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Il presidente dell’Antimafia regionale Claudio Fava chiede: “Come e’ possibile che cio’ sia avvenuto? La voce di una iscrizione nel registro degli indagati girava (anche se poi viene pubblicata a febbraio 2015, ndr), possibile che il ministero degli Interni non avesse strumenti, anche informali, per raccogliere tali voci?”.

Ma la domanda e’ stata posta allo stesso Alfano, audito in commissione. “Fu un’idea mia, che nasceva dal fatto che nella gestione di questa Agenzia si notava la mancanza di un elemento manageriale. Immaginai di mettere un siciliano, un antimafioso – ha detto Alfano alla commissione – il responsabile della legalita’ di Confindustria nazionale e, al tempo stesso, uno di comprovata, a quel tempo, competenza manageriale… Quando lo nomino all’Agenzia nazionale dei beni confiscati eravamo all’apice. Poi venti giorni dopo – ha proseguito – c’e’ stata la rivelazione del segreto istruttorio da parte del giornale e se violavano il segreto istruttorio venti giorni prima non lo nominavo”.

Fava, ad un certo punto chiede ad Alfano: “Come mai non siete intervenuti nel momento in cui Montante prima si autosospende a febbraio 2015 e poi si dimette (cinque mesi dopo, a luglio)… come mai l’autosospensione non sia diventata una revoca”. La risposta dell’ex ministro: “Lui (Montante, ndr) immaginava che la vicenda potesse avere una rapida conclusione e, quindi, ha preferito la formula cautelativa di non prendervi parte, comunque non ha mai partecipato, di fatto, alla gestione dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati e, alla fine, ha deciso, di dimettersi. Nell’interregno – ha proseguito – non si e’ voluto procedere ad una revoca perche’, comunque, eravamo di fronte ad una iscrizione nel registro degli indagati, divulgata da un giornale, non eravamo in presenza dell’arresto”.