Il quadro demografico attuale in Italia presenta una sfida significativa per il sistema previdenziale. L’aumento dell’età media della popolazione, il calo della fecondità e la riduzione della popolazione in età lavorativa non compensati dall’immigrazione stanno incidendo negativamente sul rapporto tra pensionati e contribuenti. Questa è una delle principali preoccupazioni espresse nel XXIII Rapporto annuale dell’INPS presentato oggi.
Secondo il Rapporto, il processo di invecchiamento della popolazione è un fenomeno comune a molti Stati membri dell’Unione europea e pone seri interrogativi sulla sostenibilità economica dei sistemi previdenziali, specialmente in quei Paesi, come l’Italia, dove la spesa pensionistica incide in modo significativo sul prodotto interno lordo (PIL). Nel 2021, la spesa previdenziale italiana ha raggiunto il 16,3% del PIL, un dato inferiore solo a quello della Grecia e ben al di sopra della media europea del 12,9%.
Cause del peso della spesa pensionistica
Il Rapporto dell’INPS evidenzia due principali ragioni che spiegano l’elevata spesa per pensioni in Italia. In primo luogo, l’età effettiva di pensionamento è ancora relativamente bassa, nonostante l’età legale di accesso alla pensione di vecchiaia sia fissata a 67 anni, una delle più alte in Europa. Attualmente, l’età media di pensionamento si attesta a 64,2 anni, a causa di numerosi canali di uscita anticipata dal mercato del lavoro.
In secondo luogo, il sistema previdenziale italiano si distingue per la generosità delle pensioni. Il tasso di sostituzione, ovvero il rapporto tra l’ultimo stipendio percepito e l’importo della pensione, è tra i più alti in Europa, con un valore che supera la media europea di circa 15 punti percentuali.
Le proiezioni per il futuro e le sfide del welfare
Le prospettive demografiche non lasciano molto spazio all’ottimismo: entro il 2050, la popolazione con 65 anni e più potrebbe rappresentare fino al 35% della popolazione totale. Questo scenario impone una revisione del sistema di welfare attuale, come ha sottolineato il presidente dell’INPS, Gabriele Fava, durante la presentazione del Rapporto. L’aumento della popolazione anziana avrà inevitabili ricadute sull’economia, con la crescita dei consumi legati a questa fascia d’età, alimentando la cosiddetta **silver economy**. Ciò richiederà lo sviluppo di politiche mirate all’invecchiamento attivo e alla gestione dell’età lavorativa (age management).
L’impatto delle riforme e la tenuta del sistema previdenziale
Le riforme pensionistiche degli anni ’90, che hanno introdotto il sistema di calcolo contributivo, stanno iniziando a mostrare i loro effetti solo ora, a causa di una loro implementazione graduale. Nel 2023, il numero di pensionati in Italia è rimasto sostanzialmente invariato rispetto al 2022, con 16,2 milioni di pensionati, di cui il 52% donne. La spesa pensionistica lorda ha sfiorato i 347 miliardi di euro, di cui 338 miliardi erogati dall’INPS.
Il Rapporto sottolinea che oltre la metà della spesa pensionistica è destinata alle pensioni di anzianità e anticipate, seguite dalle pensioni di vecchiaia e dalle pensioni ai superstiti. Le prestazioni assistenziali, che includono pensioni per invalidità civili e assegni sociali, rappresentano l’8% del totale. Nel 2023, l’importo medio lordo delle pensioni è aumentato del 7,1% rispetto all’anno precedente, principalmente a causa della perequazione legata all’inflazione, che ha visto un incremento dell’8,1% dell’indice ISTAT del costo della vita.
Le disuguaglianze territoriali
Il Rapporto annuale evidenzia anche forti disuguaglianze geografiche. Le regioni del Nord, come la Valle d’Aosta e il Trentino-Alto Adige, vedono una prevalenza di pensioni contributive elevate, mentre le regioni del Sud, come Calabria e Campania, registrano importi medi più bassi, spesso sotto i 1.100 euro al mese. Inoltre, più della metà delle prestazioni assistenziali, come le pensioni di invalidità civile, sono concentrate nel Mezzogiorno.
Considerazioni finali
Nonostante le sfide, il presidente dell’INPS ha ribadito che nel breve-medio periodo i conti previdenziali restano in equilibrio, anche alla luce dell’invecchiamento della popolazione e delle difficoltà del mercato del lavoro, caratterizzato da carriere discontinue per giovani e donne. Tuttavia, ha aggiunto che interventi legislativi saranno necessari per migliorare ulteriormente la sostenibilità del sistema. L’obiettivo sarà affrontare queste complesse dinamiche con soluzioni che richiederanno tempo e riflessione, ma che saranno fondamentali per garantire la tenuta del sistema previdenziale italiano nei prossimi decenni.