Slitta il decreto bollette ma Meloni chiede misure “più efficaci”
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Il tanto atteso decreto bollette, che avrebbe dovuto portare sollievo a famiglie e imprese alle prese con il caro-energia, subisce uno slittamento. Il Consiglio dei Ministri inizialmente convocato per oggi è stato rinviato a venerdì 28 ottobre. La decisione è arrivata dopo che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha espresso insoddisfazione per la bozza presentata, ritenendola insufficiente per affrontare l’emergenza energetica. La premier ha chiesto ai ministri di lavorare a misure “più efficaci”, con un’attenzione particolare alle fasce più vulnerabili della popolazione.
Il lavoro dei tecnici e le critiche di Meloni
Nei giorni scorsi, i tecnici dei ministeri dell’Economia e dell’Ambiente, guidati rispettivamente da Giancarlo Giorgetti e Gilberto Pichetto, hanno lavorato senza sosta per mettere a punto le misure da inserire nel decreto. Nonostante le indiscrezioni di un possibile rinvio circolate già nella mattinata, tutto sembrava procedere secondo i piani fino all’ora di pranzo, con gli uffici stampa pronti a diffondere slide e comunicati. Nel pomeriggio, però, è emersa la decisione di posticipare il Consiglio dei Ministri, con l’obiettivo di approfondire ulteriori soluzioni.
Secondo fonti vicine al governo, il nodo non riguarda tanto le risorse economiche, già individuate, quanto la necessità di definire norme più incisive. L’obiettivo è garantire un intervento più mirato e strutturale, mantenendo le coperture finanziarie previste. Sul tavolo del prossimo Consiglio dei Ministri, oltre al decreto bollette, ci sarà anche il disegno di legge delega sul nucleare, segno che il governo intende affrontare il tema energetico su più fronti.
Le misure in cantiere
Le misure finora messe a punto dovrebbero valere per sei mesi, con un impegno economico stimato tra i 2,8 e i 3 miliardi di euro. Tra le proposte principali c’è l’estensione del bonus sociale per i clienti vulnerabili, con l’innalzamento della soglia ISEE dagli attuali 9.530 euro a 15.000 euro. Questa misura, che potrebbe costare circa 1,5 miliardi di euro, mira ad ampliare la platea dei beneficiari, ma il perimetro esatto è ancora in via di definizione.
Per quanto riguarda le imprese, si sta lavorando a un pacchetto di aiuti che includa anche le aziende energivore. Una delle proposte è quella di recuperare 600 milioni di euro dalle aste ETS (Emission Trading System), il sistema di scambio delle quote di emissione di CO2, per sostenere non solo le grandi aziende energivore ma anche le PMI. Inoltre, si sta valutando una riduzione del differenziale tra il costo del gas sul mercato di riferimento europeo e quello sul mercato all’ingrosso italiano, oltre a una norma sul rinnovo o il prolungamento delle concessioni idroelettriche.
Intanto, cresce l’allarme tra le associazioni dei consumatori e delle piccole imprese. Secondo Confcommercio, la bolletta elettrica di gennaio 2024 registra un aumento medio del 24% rispetto a gennaio 2023 e del 56,5% rispetto al 2019. L’associazione chiede interventi urgenti sugli oneri di sistema e il disaccoppiamento tra il prezzo dell’elettricità e quello del gas. Anche la CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) sottolinea che le PMI italiane pagano l’energia il 40% in più rispetto alla media europea, con punte del 60% e del 50% in confronto a Spagna e Francia.
Le pressioni dell’opposizione
Anche l’opposizione si è fatta sentire, chiedendo interventi più incisivi. La leader del Partito Democratico, Elly Schlein, ha presentato in diretta sui social le proposte dei Dem contro il caro-bollette, tra cui il disaccoppiamento del prezzo dell’energia da quello del gas e l’istituzione di un Acquirente Unico pubblico. Schlein ha definito “di corto respiro” le soluzioni finora avanzate dal governo, invitando la maggioranza ad ascoltare le proposte dell’opposizione per una “svolta” strutturale.
L’Unione Nazionale Consumatori ha accolto con favore le proposte del PD, definendole “ottime”, mentre il Codacons ha espresso scetticismo, sostenendo che servono misure strutturali per ridurre la tassazione eccessiva sull’energia.
La frenata europea sulla carbon tax
Sul fronte ambientale, intanto, l’Europa sembra aver frenato sulla carbon tax. La Commissione Europea ha proposto di rinviare di un anno, al 2027, l’attuazione del Meccanismo di Aggiustamento del Carbonio alle Frontiere (CBAM), esentando inoltre i piccoli importatori di merci dai suoi vincoli. Una decisione che potrebbe avere ripercussioni sulle politiche energetiche nazionali.
Ora tutto è rimandato a venerdì, quando il Consiglio dei Ministri tornerà a riunirsi per approvare il decreto bollette. La pressione è alta, sia da parte delle imprese che dei consumatori, mentre il governo cerca di trovare un equilibrio tra urgenza e efficacia. La sfida per Meloni e il suo esecutivo è quella di dare una risposta che non sia solo immediata, ma anche in grado di affrontare le criticità strutturali del sistema energetico italiano.