La Casa Bianca tenta di salvare la faccia e lavora a ulteriori modifiche. Lo speaker alla Camera non si fa vedere. I repubblicani ribelli continuano a negoziare. I democratici festeggiano, Barack Obama in primis. Si inquadra così la situazione al Campidoglio americano, dove è saltato il voto previsto ieri sulla Ryancare, la proposta di riforma sanitaria pensata per abrogare e sostituire l’Obamacare. Nel giorno del settimo anniversario dell’entrata in vigore della storica riforma sanitaria tanto caldeggiata dal 44esimo presidente americano, il partito repubblicano è stato travolto dal caos. Per questo la Casa Bianca ha tentato di minimizzare l’accaduto dicendosi ottimista che il voto sul disegno di legge ci sarà domani. Huckabee Sanders, vice portavoce dell’amministrazione Trump, ha cercato di giustificare il posticipo del voto dicendo che si tratta di un problema di “pianificazione, in modo tale che nessuno debba stare sveglio fino alle 3 di notte”, che in Italia sarebbero le otto del mattino di oggi. Secondo Sanders, non c’è da escludere che il presidente Trump faccia giri di telefonate nella notte per convincere i repubblicani ancora contrari a votare “sì”.
Sia il Commander in chief sia Ryan devono far cambiare idea soprattuto ai membri del Freedom Caucus, gruppo congressuale repubblicano alla Camera tra i più convinti oppositori alla Ryancare. Il suo presidente Mark Meadows – che già ore fa, dopo un incontro con Trump, aveva detto che ieri non ci sarebbero stati i voti necessari per un ok al disegno di legge – ha usato toni forse mai così concilianti, specialmente alla luce del battibecco dei giorni scorsi (il presidente aveva minacciato i dissidenti che rischiano di perdere la loro poltrona nelle elezioni di medio termine del 2018 se votano “no” e Meadows aveva fatto spallucce). L’uomo a capo del Freedom Caucus ha spiegato che il coinvolgimento di Trump è “senza precedenti” e che “progressi” nei negoziati sono stati fatti. Meadows ha difeso anche Ryan, dicendo che il suo compito di trovare voti a favore del ddl “è molto difficile”. Quanto a lui, “sto disperatamente cercando di ottenere sì”. Secondo il repubblicano, “il presidente vincerà”. Resta da vedere se Trump è destinato o meno alla sua prima sconfitta legislativa. Cosa che preoccuperebbe non poco i mercati: Wall Street ha virato rotta chiudendo in calo non appena da Washington sono arrivate indiscrezioni sul posticipo del voto. Certo è che fino ad ora il suo portavoce, Sean Spicer, ha peccato di ottimismo: aveva detto che “nulla” lo portava a credere che il voto odierno sarebbe slittato. E che vedeva “salire, non scendere, il numero dei voti a favore, e questo è un segno positivo”. Peccato che quella risalita non sia bastata.