“I sette anni e cinque mesi che sono serviti per arrivare alla verità sono stati un calvario, una sofferenza incredibile. Mi sono sentito come un sequestrato che è appena tornato in libertà”. Lo ha detto Raffaele Sollecito dopo la sentenza della Corte di Cassazione che lo ha definitivamente assolto per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher. “Non accetterò più di essere definito un assassino e mi tutelerò nelle sedi opportune se ce ne fosse bisogno. Io non c’entro niente con questa storia, conoscevo Meredith in maniera molto superficiale. L’avevo salutata due o tre volte”, ha spiegato il ragazzo, affiancato dai due legali Giulia Bongiorno (foto) e Luca Maori.
“Il sistema giudiziario ha funzionato, alla fine – ha aggiunto -. Guardando l’esito posso dire che ha funzionato. Ma 7 anni e 5 mesi per me sono troppi. Non so esprimermi sul sistema giudiziario italiano. Le accuse inventate hanno creato una patina su di me”. E ancora. “Non dimentico quando nelle carte ho trovato offese gravissime contro di me ed i miei familiari. Ho letto e sentito del disprezzo contro di me e la mia famiglia, ho letto di tutto. Mi sono chiesto il perché di tanto odio. Ma non c’è una risposta. Per queto da oggi non parlerò più del processo. Non voglio più parlare del processo”. Infine, non esclude che “su questa storia forse scriverò un libro o forse no. Lo devo decidere”.