Se le dinamiche dell’analisi dell’opinione pubblica rispecchiassero quelle della comunicazione politica, i dati della Supermedia Agi/YouTrend pubblicati apparirebbero sorprendenti. Nonostante le accese polemiche seguite alle relazioni dei ministri Nordio e Piantedosi sul caso Almasri – contestate duramente dalle opposizioni in Parlamento – l’equilibrio politico fotografato dai sondaggi rimane sostanzialmente invariato rispetto a due settimane fa. Un immobilismo che solleva interrogativi sulle reali ricadute degli eventi politici “caldi” sul consenso elettorale.
I dati odierni, aggregati dai sondaggi degli ultimi 15 giorni, riflettono inevitabilmente il clima post-Almasri, con rilevazioni effettuate in gran parte dopo le prime accuse dell’opposizione e le controrepliche della maggioranza. Tuttavia, il quadro generale è di impressionante staticità:
Fratelli d’Italia si conferma primo partito, seppure in lieve calo (-0,3% rispetto al picco della scorsa settimana) e sotto il 30%; il PD mantiene un distacco di circa 6 punti (24%), mentre il Movimento 5 Stelle si attesta all’11,5%; Forza Italia (8,9%) e Lega (8,3%) restano separati da meno di un punto, in una competizione sempre più serrata.
La domanda sorge spontanea: com’è possibile tanta stabilità dopo settimane di scontri istituzionali e mediatici? Un’analisi dei singoli istituti rivela oscillazioni minime, quasi impercettibili. Noto segnala un PD in calo di mezzo punto (24%), mentre FDI rimane al 30,5%; SWG rileva un -0,3% per FDI e un +0,4% per il PD da inizio gennaio; Ipsos registra invece un recupero dello 0,2% per entrambi.
Insomma, il “paniere” dei sondaggi conferma una sostanziale immobilità, ridimensionando il picco della scorsa settimana come frutto di una diversa composizione metodologica. Allargando l’orizzonte temporale, emergono due tendenze significative: Forza Italia scivola dal 9,5% al 9,2% nell’ultimo mese; Azione di Carlo Calenda crolla dal 2,9% al 2,6%, avvicinandosi pericolosamente alla soglia di sbarramento del 3% e venendo quasi raggiunta da Italia Viva, in risalita grazie a una recente tendenza positiva. Un dato che conferma come i movimenti più rilevanti avvengano lontano dai riflettori delle grandi polemiche, spesso legati a dinamiche organizzative o di appeal dei leader.
Le ripercussioni del caso Almasri sul consenso alla maggioranza appaiono, al momento, limitate. Come sottolineato da Paolo Mieli, il calo dello 0,2% di FDI in un sondaggio SWG non basta a parlare di crisi, così come le tesi di Giorgia Meloni su un presunto vantaggio per il governo non trovano conferma nei numeri. D’altronde, gli italiani sembrano avere un rapporto ambivalente con la magistratura. Secondo il Rapporto Demos 2024, solo il 43% esprime fiducia nelle toghe, mentre un sondaggio EMG rivela che il 39% assegna alla magistratura un voto sufficiente. Sul caso specifico, però, Noto dipinge un paese spaccato:
Il 46% giudica inopportuna l’indagine su Meloni e i ministri, il 44% la ritiene opportuna; solo il 21% crede alla tesi di Nordio sull’errore burocratico, mentre il 52% evoca una “ragion di Stato”; il 43% approva l’operato del governo come tutela dell’interesse nazionale, contro il 35% che lo critica. Interessante il dato EMG sul duello Meloni-magistratura: la premier prevale di misura (42% vs 39%), segno che la narrazione governativa sulla difesa della sovranità nazionale trova ascolto in una fetta significativa dell’elettorato.
La vera incognita è l’impatto dell’indagine avviata dalla Corte Penale Internazionale sull’operato dell’Italia nel caso Almasri. Se oggi la maggioranza regge all’urto delle polemiche, un eventuale coinvolgimento diretto del governo in procedimenti internazionali potrebbe alterare gli equilibri.
Per ora, però, la Supermedia racconta una politica sempre più scollegata dall’opinione pubblica: eventi che infiammano il dibattito mediatico non si traducono in shift elettorali, lasciando spazio a un elettorato sempre più polarizzato ma anche più stabile nelle proprie scelte. Un paradosso che conferma: in tempi di tribalismo politico, persino gli scandali faticano a smuovere gli schieramenti.