Setsuko Thurlow si trovò tra le macerie di un palazzo, assieme a decine di altre persone. Uno straniero la tirò fuori. “La città che viti è sostanzialmente indescrivibile”, racconta. Erano le 8.15, il sole era alto da circa due ore. Eppure il buio coprì le rovine. “Fu come se il mattino si fosse trasformato in notte” ricorda. “La polvere e le particele del fungo atomico impedivano ai raggi del sole di attraversarlio”. C’era un’innaturale quiete. “Nessuno urlava, nessuno correva. I sopravvissuti non avevano la forza fisica o psicologica. Tutto quel che potevano fare era emettere un debole sussurro, implorare per l’acqua”. Thurlow racconta di essersi guardata attorno e di aver visto migliaia di persone “pesantemente ustionate e gonfi. Non sembravano più umani. Quell’immagine si è impressa nella mia retina”. Almeno 140mila persone morirono nell’esplosione atomica del 6 agosto 1945. Altre 80mila perirono a Nagasaki, tre giorni dopo, per la seconda bomba. “Ero una studentessa di 13 anni, ho visto la mia città distrutta. Era diventata una città di morte”, racconta Setsuko Thurlow.
Thurlow vive in Canada. A 85 anni racconta la sua storia con chiarezza e tutte le volte che glielo si chiede: vuole portare l’attenzione sugli orrori della guerra nucleare, in un momento in cui le minacce di utilizzare queste armi orribili sono all’ordine del giorno. Dal lancio dell’iniziativa ICAN, nel 2007, ne è una figura di prima grandezza e ha avuto un ruolo chiave nelle negoziazioni Onu che hanno portato a luglio al trattato per mettere fuori legge le armi nucleari, ha spiegato in un comunicato il gruppo. “Io richiamo questi dolorosi ricordi in modo che la gente che non hanno mai avuto queta esperienza di divestazione possa capire”, spiega. “E’ difficilissimo – continua – per molte persone capire, ma è estremamente importante che usiamo la nostra capacità per immaginare (gli orrori) e assieme possiamo impedire che accada di nuovo”.
La battaglia è impari. Le armi nucleari, dopo la fine della seconda guerra mondiale, sono arrivati a circa 15mila, anche se gli arsenali sono calati dal loro picco a metà anni ’80. Sono però aumentati i paesi dotati di questi strumenti di morte. “Il mondo – lamenta – è un posto molto più pericoloso ora”. La condanna di questa 85enne che non si arrende va sia al presidnete Usa Donald Trump sia al leader nordcoreano Kim Jong Un, che stanno provocando un allarme globale con la loro guerra retorica. Ma anche il canadese Justin Trudeau, un primo ministro progressista, viene accusato da Thurlow per non aver firmato il Trattato per la proibizione delle armi nucleari perché, come ha detto un portavoce del governo di Ottawa, “il progresso sul disarmo nucleare e sulla non proliferazione deve coinvolgere stati con armi nucleari”, e il Canada non ne ha.