Spa della frode a Catania, arrestato il padre del sindaco

Spa della frode a Catania, arrestato il padre del sindaco
13 febbraio 2019

Un collaudato sistema di frode in grado di garantire a diversi gruppi imprenditoriali la sottrazione al pagamento di un complessivo volume di imposte di oltre 220 milioni di euro e la contestuale elusione di procedure esecutive e concorsuali. E’ quanto emerso dall’operazione denominata “Pupi di pezza” della Guardia di finanza, coordinata dalla procura di Catania, culminata in undici misure cautelari, 9 agli arresti domiciliari e 2 interdittive all’esercizio di attivita’ imprenditoriali per un anno.

“A orchestrare e scandire le fasi del circuito criminale era lo studio associato Pogliese”, afferma la procura, che svolgeva il ruolo di “regista” del sistema illecito attraverso l’opera diretta del commercialista Antonio Pogliese, 75 anni, tra gli arrestati – padre del sindaco di Catania, Salvo Pogliese – e di alcuni suoi associati, Michele Catania, 53 anni, e Salvatore Pennisi, 46 anni, i quali, avvalendosi di Salvatore Virgillito, 66 anni, anch’egli agli arresti domiciliari. Insieme avrebbero dato luogo a “un’associazione a delinquere” (almeno dal 2013) specializzata in delitti in materia societaria, fallimentare e fiscale. Venivano compiute sistematicamente bancarotte fraudolente (patrimoniali e documentali) e reati tributari (sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte) anche in forma associata nonche’ delitti di favoreggiamento personale e reale. Con lo stesso provvedimento e’ stato disposto il sequestro preventivo diretto di 4 marchi registrati e 4 complessi aziendali per un valore complessivo di circa 11 milioni di euro, tutti oggetto di condotte distrattive.

Insomma, un “articolato sistema illecito” che si sviluppava attraverso una societa’ in stato palese di deficit finanziario, caratterizzato, in particolare, da consistenti debiti erariali e che si affidava allo studio Pogliese al fine di eludere eventuali procedure fallimentari e di riscossione. I professionisti indagati subentravano formalmente quali intermediari abilitati alla trasmissione telematica delle dichiarazioni fiscali dei gruppi societari ma, di fatto, fornivano un illecito “pacchetto” di servizi per condurre le imprese sotto-patrimonializzate al riparo da possibili investigazioni delle autorita’ preposte; con il subentro dello studio Pogliese, le imprese venivano poste in liquidazione (ancorche’ la loro situazione patrimoniale imponesse il deposito delle scritture contabili in Tribunale per l’avvio della procedura fallimentare), affidando il ruolo di liquidatore a persona di fiducia dello studio Pogliese, priva di competenze professionali, il cui compenso mensile (di qualche centinaio di euro) era corrisposto dagli effettivi amministratori della societa’.

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