“Non è la prima volta che l’Europa va verso Marte – ha spiegato – ci siamo già stati più di 10 anni fa con un’altra sonda (Mars Express, ndr) che continua ad orbitare intorno a Marte ed è grazie a lei che abbiamo trovato l’acqua su Marte, una scoperta ‘made in Europe’. Ci stiamo ritornando adesso con lo scopo ultimo di atterrare, analizzare la superficie, bucare in profondità il terreno, sempre per dare una risposta alla domanda: esiste qualche altra forma di vita al di là di quelle che conosciamo sulla Terra”? Una sfida che vede soprattutto l’Italia in prima linea. Non solo perché fu proprio l’italiano Giovanni Schiapparelli a mappare per la prima volta la superficie marziana e a scoprire i suoi “canali”, ma soprattutto perché è italiana la leadership dell’intero programma, affidata dall’Esa a Thales Alenia Space Italia, società del gruppo Finmeccanica che, con il supporto di Asi e Roscosmos, coordina un consorzio di oltre 140 aziende. Made in Italy sono anche i sensori Dreams e Amelia sul lander e Nomad sull’orbiter per l’analisi dei dati raccolti, nonché la fotocamera Cassis, i sensori di assetto e i pannelli fotovoltaici da 2 mila watt. Ed eccola ExoMars, negli hangar del cosmodromo di Baikonur, in Kazakhstan, mentre viene incapsulata nell’ogiva del razzo Proton a bordo del quale il 14 marzo lascerà la Terra. È composta da due moduli: il più grande, alto 3 metri e mezzo e largo 2, è il Tgo (Trace gas orbiter) che girerà attorno al pianeta per “assaggiarne” l’atmosfera nella speranza di trovare tracce di gas residue di passate attività biologiche. Questo sulla sua punta, invece, è l’involucro del lander, dal diametro di 1 metro e 65, che prende il nome proprio da Schiapparelli. Si tratta di un dimostratore tecnologico di rientro e atterraggio che si poserà sulla superficie marziana dopo una discesa mozzafiato di 5 minuti e 53 secondi, frenato da un enorme paracadute supersonico che lo rallenterà da 21mila Km orari a circa 250 all’ora. Un sistema di retrorazzi, poi, completerà l’opera fino all”ammartaggio”.