La Cina si prepara a mandare in orbita la sua seconda stazione spaziale, la Tiangong-2, che letteralmente significa palazzo celeste, dopo l’esperienza positiva della Tiangong-1 rimasta operativa per circa 3 anni, tra il 2011 e il 2013 ospitando in diverse occasioni anche 2 equipaggi con 6 taikonauti (è questo il nome degli astronauti cinesi) tra cui due donne. Un primo modulo sperimentale sarà lanciato nel settembre del 2016 e già un mese dopo dovrebbero arrivare i primi taikonauti per alcuni test funzionali. Poi, via via, tra il 2017 e il 2018 verranno lanciati il nodo centrale e gli altri moduli e le navette Shenzhou per i test di docking. La stazione dovrebbe essere pienamente operativa dal 2022 fino a tutto il 2032. Tiangong-2 sarà in grado di ospitare un equipaggio di 3 taikonuati residenti che diventeranno 6 nei periodi di avvicendamento. Il governo cinese ha fatto sapere che intende “internazionalizzare” il proprio laboratorio orbitante, creando di fatto un’opportunità in più di accesso allo Spazio, complementare alla Stazione spaziale internazionale. Un’occasione anche per l’Italia come aveva sottolineato, in una precedente intervista ad askanews, lo stesso presidente dell’Asi, Roberto Battiston.
“L’Asi interagisce con tutte le agenzie più importanti – aveva spiegato – a parte le classiche Esa, Nasa, Roscosmos e Jaxa c’è la Cina, l’India, i Paesi arabi, la Corea del Sud. Noi abbiamo rapporti con tutti queste agenzie perché lo Spazio ha un’unica parola d’ordine: collaborazione. I cinesi hanno spesso espresso il desiderio di collaborare con l’Italia, abbiamo stilato dei programmi e degli accordi e stiamo sviluppando un programma di monitoraggio sismico dallo Spazio che riteniamo possa darci molte soddisfazioni negli anni a venire”. Tiangong-2 sarà molto più grande della prima stazione, che era lunga 10 metri con un peso di circa 8 tonnellate e un volume abitabile di circa 15 metri cubi. Al momento la Tiangong-1 risulta ancora in orbita anche se da marzo 2016 non trasmette più dati telemetrici, pertanto dovrebbe rientrare in maniera non controllata disintegrandosi nell’atmosfera terrestre.