“Spelacchio è morto”, il ‘dramma’ dell’abete romano. E il Codacons deposita esposto

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Il dramma dell’abete di Piazza Venezia, battezzato affettuosamente “Spelacchio” dall’ironia corrosiva dei romani. Partito dalla Val di Fiemme con chioma rigogliosa, nella sua permanenza romana si è andato spelando appunto sempre più. E ora corre in rete la notizia “Spelacchio è morto”, con il Codacons che ne chiede la rimozione immediata e ricche polemiche sull’amministrazione Raggi, che fin dall’inizio ha sostenuto fosse una decorazione “sobria e raffinata”. In realtà Spelacchio è morto subito: sarebbe impossibile trapiantare un albero di queste dimensioni, improponibile un vaso con radici; è stato tagliato, come tutti gli abeti natalizi piccoli o grandi che popolano le nostre case. Ma secondo gli esperti avrebbe dovuto resistere un po’ di più; qualcosa non è andato nel trasporto, oppure la pianta era affaticata dagli ultimi mesi di siccità. Questo abete rosso però, sebbene donato dalla Val di Fiemme, ai contribuenti romani è costato quasi 40mila euro di trasporto e allestimento; in altre città come Milano sono somme coperte dagli sponsor. Così il Codacons ha addirittura depositato un esposto presso la Corte dei Conti per possibile “danno erariale”. E intanto mentre i romani si affezionano al loro abete moribondo, arriva anche una coda polemica con Matteo Salvini: la Lega, ha detto, non sarà mai una stampella di un eventuale governo a 5 stelle, “Abbiamo visto cosa accade a Roma” ha detto, “io il governo ‘spelacchio’ non lo voglio sostenere”.