Sri Lanka nel caos, presidente promette di dimettersi il 13 luglio

Il paese è a corto di tutto: cibo, carburanti e medicinali VIDEO

Sri-Lanka

Lo Sri Lanka è precipitato nel caos più completo. Dopo la precipitosa fuga del presidente Gotabaya Rajapaksa, mentre il palazzo presidenziale veniva messo sotto assedio da centinaia di migliaia di manifestanti infuriati, molti dei quali hanno fatto irruzione nel palazzo, è toccato alla casa privata del primo ministro Ranil Wickremesinghe finire sotto attacco: le immagini di NDTV mostrano che è stata incendiata. Non si sa dove sia il primo ministro e quai siano le sue condizioni, come non si sa dove si trovi il presidente che – secondo una fonte interpellata da France Presse – sarebbe in un luogo sicuro. Wikremesinghe vive nella sua residenza privata con la famiglia, mentre quella ufficiale è usata solo per gli appuntamenti di lavoro.

Il primo ministro oggi aveva offerto di rassegnare le dimissioni, per favorire la formazione di un governo di unità nazionale che affronti la crisi economica senza precedenti che ha messo in ginocchio il paese e che ha portato a mesi di manifestazioni nelle quali ci sono stati anche morti e feriti. I dimostranti puntano il dito contro la gerarchia di potere per la crisi e l’accusano di essere corrotta alla radice. Il paese è a corto di tutto: cibo, carburanti, medicinali. Il governo ha sospeso la vendita di combustibili dallo scorso fine settimana, sostenendo che non rimane che una settimana di scorte di carburanti peri servizi essenziali: bus, treni e ambulanze. Sono state chiuse le scuole e il governo ha chiesto ai cittadini di lavorare da casa, mentre l’inflazione sta crescendo a dismisura: ora è al 30 per cento. Questo vuol dire un aumento dei prezzi anche del cibo.

Una crisi che sembra segnare la fine del potere del clan Rajapaksa, con al vertice i due fratelli Mahinda e Gotabaya. Dalle celebrazioni per la vittoria nella guerra civile, ora sono caduti nella polvere di una crisi che non ha precedenti. Mahinda Rajapaksa era fino a poco tempo fa celebrato dai cingalesi come un eroe per aver schiacciato le Tigri Tamil ribelli da presidente nel 2009. Sulla sua scia si era fatto avanti nelle gerarchie del potere cingalese anche il fratello minore Gotabaya. Alla fine il governo a Colombo era diventato un affare di famiglia: membri del clan avevano occupato posizioni di rilievo e si erano arricchiti. All’ombra di Rajapaksa, ormai nel turbine delle proteste, a maggio era stato nominato per la sesta volta premier Wikremesenghe, un vecchio e navigato lupo della politica. Una mossa che ha semplicemente esacerbato la rabbia. Intanto, Rajapaksa intenderebbe rassegnare le sue dimissioni il 13 luglio, secondo quanto afferma il presidente del parlamento Mahinda Yapa Abeywardana. Ma non è chiaro quanto questo annuncio possa servire a calmare gli animi: i manifestanti oggi hanno fatto irruzione nel palazzo presidenziale, costringendo Rajapaksa a una precipitosa fuga.