Gli atti di bullismo a scuola possono portare a una condanna per stalking. La quinta sezione penale della Cassazione ha confermato una sentenza della Corte d’appello – sezione minorenni – di Napoli con la quale 4 ragazzi erano stati condannati per “atti persecutori” ai danni di un compagno. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dalle difese dei giovani imputati, “autori – si legge nella sentenza depositata oggi – di aggressioni fisiche” e “molestie” nei confronti di un coetaneo, che aveva denunciato di “essere stato offeso per il modo in cui portava i capelli o si comportava”. I giudici di piazza Cavour hanno ritenuto corretta la contestazione, in un caso del genere, del reato di stalking (articolo 612 bis del codice penale), sottolineando anche “l’assenza di consapevolezza dei fatti da parte degli insegnanti o di altri compagni di scuola” e, dunque, “il clima di connivenza e l’insipienza di quanti, dovendo vigilare sul funzionamento dell’istituzione, non si accorsero di nulla”. Particolarmente significativo, secondo la Cassazione, quanto emerso dalla deposizione della vittima la quale riferi’ “che, ormai succube della violenza, dopo un iniziale tentativo di ribellione, aveva dovuto accettare condotte di sopraffazione ‘per evitare altre botte'”. E il fatto che “abbia continuato a frequentare la scuola, nonostante il timore di ulteriori molestie, come anche l’assenza di iniziali denunce e di certificati medici, e’ privo di decisivita’ – si osserva nella sentenza – alla luce dello stato di soggezione psicologica, sul quale i giudici di merito hanno ampiamente argomentato, e comunque va letto alla luce del finale abbandono dell’istituto, teatro delle vicende”.