Il fallimento dei colloqui di Berlino fra Russia e Ucraina mantiene vivo lo spettro di un’invasione e di un conflitto, con manovre militari in Bielorussia e le aperture danesi (e romene) alla presenza di militari statunitensi e al dispiegamento di unità Nato: in questo quadro, il presidente Joe Biden ha invitato tutti i cittadini statunitensi a lasciare urgentemente l’Ucraina. “Siamo alle prese con uno dei principali eserciti al mondo, la situazione è assai differente e le cose potrebbero precipitare in breve tempo” ha avvertito l’inquilino della Casa Bianca in una intervista a Nbc, pur sottolineando come “in nessun caso” truppe statunitensi entrerebbero in territorio ucraino: “Sarebbe una guerra mondiale: quando americani e russi iniziano a spararsi addosso, lo scenario diventa completamente diverso”.
Questo pare significare che gli americani che dovessero rimanere in Ucraina lo farebbero a proprio rischio e pericolo e la reazione della Nato (al di là delle forniture belliche a Kiev) si limiterebbe quindi alle sanzioni economiche: “Spero che se Putin fosse così sciocco da invadere, sia abbastanza intelligente da non fare nulla che possa danneggiare i cittadini americani”, ha concluso Biden. Le speranze di un allentamento delle tensioni fra Kiev e Mosca sono intanto naufragate – almeno per il momento – nella notte berlinese: il vertice in formato Normandia non ha portato a nessun riavvicinamento delle posizioni almeno per quanto riguarda l’interpretazione degli accordi di Minsk del 2015 sul conflitto fra Kiev e i separatisti filo-russi. Il rappresentante ucraino, Andriy Yermak, ha dichiarato che le parti continueranno tuttavia a discutere “molto presto” e che tutti sono decisi a “raggiungere un risultato” positivo.
Sulle sponde europee, ieri è stata la volta della Gran Bretagna a finire sotto i riflettori della diplomazia, con risultati ad onor del vero piuttosto scarsi: Boris Johnson ha ribadito allo stesso tempo l’intoccabilità della politica della porta aperta della Nato e la ferma decisione britannica di non inviare truppe in Ucraina. Mentre la missione della titolare del Foreign Office Liz Truss (una delle papabili alla successione dello stesso Johnson, va ricordato) si è rivelata, per usare un eufemismo, un insuccesso. O meglio, “una conversazione fra un muto e un sordo”, come l’ha definita il capo della diplomazia russa, Sergey Lavrov; condita da un gaffe di Truss che ha confuso dei territori già russi con quelli contesi nel conflitto ucraino; oggi sarà la volta del titolare della Difesa, Ben Wallace, che sempre a Mosca incontrerà l’omologo russo Sergey Shoigu.