Stampare in 3D con laser e regolite, cioé polvere lunare è la possibile risposta a una delle principali sfide legate all’esplorazione spaziale del futuro. Da questa considerazione nasce lo studio di fattibilità del processo di stampa 3D con un simulante di polvere lunare (Determining the feasible conditions for processing lunar regolith simulant via laser powder bed fusion) per costruire i componenti di una futura base lunare, utilizzando solo materiale reperibile in loco contenendo i costi e ottimizzando le risorse.
Il progetto, frutto di una collaborazione tra le Agenzie Spaziali italiana (Asi) ed europea (Esa) e il Politecnico di Milano, porta la firma di un team guidato dal giovane ricercatore Leonardo Caprio. “Ad oggi – ha spiegato ad askanews – i risultati mostrano la fattibilità del processo e i primi risultati meccanici dimostrano la potenzialità del sistema per realizzare dei componenti strutturali che potenzialmente potrebbero essere impiegati per la copertura di una futura base lunare, anche se è ancora difficile dire quali saranno i futuri sviluppi della tecnologia ma è nostro interesse continuare a sviluppare questo tipo di sistemi”.
Lo studio delle potenzialità d’impiego di tecnologie nate in ambito spaziale come, appunto, le stampanti 3D e l’Additive Manufacturing, possono fornire non solo un importante contributo alle prossime missioni lunari ma anche – e soprattutto – aiutare a capire come gestire al meglio risorse terrestri. Prova ne è il recente ricorso proprio alla stampa 3D per la costruzione delle valvole dei respiratori per l’emergenza Covid-19 che ha permesso di salvare la vita a tanti pazienti colpiti dal coronavirus Sars-Cov2.