Dai nove ai tredici anni di reclusione, per sedizione. La Corte suprema spagnola ha usato la mano pesante contro i nove leader separatisti catalani sotto processo per il referendum sull’indipendenza della regione nel 2017. Altri tre imputati sono stati giudicati colpevoli di disobbedienza e sottoposti a sanzione, ma non andranno in carcere. Tutte le dodici persone alla sbarra, politici e attivisti, si erano dichiarate non colpevoli. I separatisti in Catalogna si stavano preparando, alla vigilia del verdetto, alla disobbedienza civile di massa. Carles Puigdemont, l’ex presidente catalano sfuggito al processo dopo aver lasciato la Spagna prima di essere arrestato nel 2017, ha bollato come “un’atrocità” le condanne inflitte ai leader separatisti.
“Ora più di sempre…è il momento di reagire come mai fatto in precedenza”, ha scritto su Twitter, per poi aggiungere: “Per il futuro dei nostri figli e delle nostre figlie. Per la democrazia. Per l’Europa. Per la Catalogna”. La procura aveva chiesto 25 anni di reclusione per Oriol Junqueras, l’ex vice presidente della Catalogna e il leader indipendentista di più alto grado tra quelli a processo. A Junqueras è stata inflitta la pena più dura, tredici anni per sedizione e malversazione. Le altre sentenza oscillano dai nove anni in su. I nove imputati sono stati comunque assolti rispetto al capo di accusa più grave, quello di ribellione. A seguito del verdetto del tribunale, i sostenitori dell’indipendenza della Catalogna hanno sfilato a Barcellona, mostrando striscioni e cartelli con la scritta “liberate i prigionieri politici” e spronando gli altri a scendere in piazza e unirsi a loro. Nel corso del fine settimana, centinaia di manifestanti hanno sfilato in città.
Nel 2017, polizia e manifestanti si scontrarono in piazza quando i leader filo-indipendentisti della Catalogna decisero di procedere con un referendum giudicato illegale dalla corte costituzionale spagnola. La sentenza odierna arriva dopo quattro mesi di udienze. Durante le argomentazioni conclusive di giugno, gli avvocati della difesa hanno riferito alla corte che i loro clienti negavano le accuse di ribellione e sedizione, pur ammettendo l’imputazione minore di disobbedienza, che avrebbe potuto vederli banditi dagli uffici pubblici, ma avrebbe evitato loro la prigione. Anche il Barcellona, una delle squadre di calcio più famose al mondo, ha preso le distanze dalla sentenza della Corte spagnola. “Nello stesso modo in cui la carcerazione preventiva non ha aiutato a risolvere il conflitto, non lo farà la pena detentiva inflitta oggi, perché il carcere non è la soluzione”, ha affermato il club blaugrana nel comunicato, “La risoluzione del conflitto in Catalogna deve provenire esclusivamente dal dialogo politico”.