Sono state le 35 ragazze tra i 13 e i 20 anni dell’orchestra “Zohra”, la prima associazione filarmonica femminile dell’Afghanistan, a chiudere il Forum economico globale di Davos che riunisce ogni anno nel Cantone dei Grigioni, in Svizzera, 3.000 dirigenti politici ed economici mondiali. Un successo straordinario per un paese lacerato dalla guerra da 40 anni.
È stato un concerto di musiche esclusivamente afgane, con appena qualche inevitabile spruzzata di Beethoven, proposte da una formazione nata solo qualche mese fa e diretta da Negina Khpalwak, poco più di un passerotto che festeggerà i 20 anni sull’aero del ritorno in patria dove è già diventata un simbolo. Con tutto ciò che questo oggi comporta. La scelta dell’orchestra non è stata frutto del caso. Come spiega Nico Daswani, direttore alle Arti e alla cultura del Forum economico mondiale: “Il tema del meeting di quest’anno era la leadership responsabile e non abbiamo trovato niente di più adatto per il concerto di chiusura che proporre queste musiciste eccezionalmente coraggiose”. Un coraggio testimoniato anche da Ahmad Sarmast, musicologo, musicista, fondatore dell’Istituto nazionale di musica afgana, già vittima di un attentato nonché padre e nume tutelare dell’orchestra “Zohra”. Un’iniziativa sostenuta dalla Banca mondiale che disegna, con ogni probabilità, la prima orchestra femminile del mondo musulmano. Una sfida per chi considera la musica una devianza disonorevole malgrado il ricchissimo, anche se in Occidente per lo più sconosciuto, patrimonio afgano. “Siamo qui per celebrare il ritorno della musica in Afghanistan” ha sottolineato Sarmast “e anche per celebrare il successo di queste donne coraggiose che hanno osato uscire allo scoperto in circostanze molto difficili e pericolose, disposte a dare vita a questa straordinaria orchestra e a viaggiare lontano dall’Afghanistan per mostrare al mondo il lato migliore del nostro paese”.