La navetta Soyuz con a bordo un astronauta americano e due cosmonauti russi, lanciato ieri sera da Baikonur, in Kazakistan, è arrivata alla Stazione spaziale internazionale alle 2:33 di questa notte, ora italiana. I cosmonauti Mikhail Kornienko(foto sx) e Gennady Padalka e l’astronauta Scott Kelly (foto) sono entrati nella Stazione due ore più tardi, accolti dagli altri tre attuali membri dell’equipaggio, tra cui l’italiana Samantha Cristoforetti. Kornienko e Scott dovrebbero restare nella Stazione per quasi un anno; Padalka rientrerà sulla Terra dopo sei mesi. Oltre ai 342 giorni di permanenza nello Spazio dei due astronauti, la missione presenta un’altra particolarità: darà modo agli scienziati di approfondire la conoscenza delle reazioni del corpo umano durante un volo spaziale di lunga durata attraverso la comparazione tra due gemelli identici, uno nello spazio, l’altro sulla Terra: l’astronauta Kelly e suo fratello Mark (ex Space Shuttle Endeavour).
Gli esperimenti a cui verranno sottoposti sono mirati a scoprire qualsiasi degenerazione o evoluzione che si verifica nel corpo umano a causa dell’esposizione prolungata a un ambiente a gravità zero. In sostanza Mark farà da controllo a Terra per verificare come e se l’ambiente di microgravità in cui sarà immerso Scott modifichi l’espressione genica, il sistema immunitario, il flusso di sangue nel cervello, il microbioma e la lunghezza dei telomeri. Si tratta di una serie di conoscenze importantissime per eventuali missioni umane verso Marte, che potrebbero durare 500 giorni o più. Le ricerche potrebbero rivelarsi utili anche per gli esseri umani sulla Terra, come aiutare i pazienti a recuperare dopo lunghi periodi di riposo a letto, migliorare il monitoraggio dei pazienti non in grado di combattere le infezioni. Un’altra importante area di studio è anche la psicologia, in quanto gli effetti del vivere in spazi isolati e piccoli saranno importanti per la preparazione delle future missioni umane nel sistema solare profondo. Tutti i risultati raccolti dai membri dell’equipaggio saranno condivisi tra Usa e Russia, un passo importante – lo definisce la Nasa -, per ridurre i costi e i migliorare l’efficienza per ogni futura ricerca della stazione spaziale.