Stop al gas russo in Europa: “Bollette più salate per le famiglie e maggiori costi per le imprese”

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A partire da mercoledì 1 gennaio 2025, non è prevista alcuna consegna di gas russo all’Europa attraverso l’Ucraina. Questa decisione segna la fine di un contratto di transito cruciale, in vigore dal 2019, che scade oggi, martedì 31 dicembre 2024. Secondo i dati forniti dall’operatore ucraino Ogtsu, le forniture attraverso l’unico punto di ingresso del gas russo in Ucraina scenderanno a zero, aggravando ulteriormente la già critica situazione energetica del continente.

La fine di un accordo cruciale

Nonostante l’invasione russa dell’Ucraina avvenuta nel febbraio 2022, il colosso energetico Gazprom ha continuato a fornire gas all’Europa tramite una rete di gasdotti che attraversano il territorio ucraino. Tuttavia, la scadenza del contratto ha portato a un aumento significativo dei prezzi del gas in Europa, che ha raggiunto per la prima volta da oltre un anno la soglia simbolica dei 50 euro per megawattora. “Le temperature in ribasso e le previsioni di un’ondata di freddo imminente hanno spinto le quotazioni”, ha commentato un analista del settore.

Impatto economico e previsioni future

L’interruzione delle forniture di gas russo comporterà una riduzione del 5% delle forniture totali per l’Europa, aggravando una crisi energetica che non è mai stata completamente superata. I paesi più colpiti includono Slovacchia, Ungheria e Austria, con l’Italia che riceve anch’essa una parte significativa delle sue forniture attraverso l’Ucraina. Le simulazioni indicano che nel 2025 ci si può aspettare un aumento dei costi per luce e gas oscillante tra il 20% e il 30%. “I rincari si tradurranno in bollette più salate per le famiglie e maggiori costi per le imprese”, ha avvertito un esperto economico.

L’Europa si prepara

Nonostante queste sfide, l’Unione Europea ha dichiarato di essere pronta ad affrontare la situazione. Una portavoce della Commissione Europea ha affermato: “L’impatto sulla sicurezza dell’approvvigionamento dell’Ue sarà limitato”. Grazie alla flessibilità delle infrastrutture europee, si prevede che le forniture di gas non russo possano essere garantite ai Paesi dell’Europa centrale e orientale tramite “rotte alternative”. Questo approccio è stato preparato da più di un anno, con misure che includono l’aumento della capacità di importazione di GNL (gas naturale liquefatto) e lo sviluppo delle energie rinnovabili.

Rischi per il mercato energetico

Il mercato energetico europeo sta già mostrando segnali di tensione. I contratti future sul mese di febbraio al TTF (Title Transfer Facility) sono in rialzo del 3,5%, raggiungendo i 49,725 euro/MWh. Questo aumento è stato influenzato dalla crescente domanda e dalla diminuzione delle forniture previste. “Ci aspettiamo che i prezzi continuino a fluttuare in risposta alle condizioni meteorologiche e alle dinamiche geopolitiche”, ha dichiarato un analista.

Conseguenze per l’Ucraina

Per l’Ucraina, la fine del contratto rappresenta una perdita significativa: circa 800 milioni di dollari all’anno in royalties non verranno più incassati. D’altra parte, Gazprom perderà quasi 5 miliardi di dollari nelle vendite di gas all’Europa. Il governo ucraino ha già annunciato un incremento delle tariffe di trasmissione del gas nazionale per compensare le mancate entrate.

La cessazione delle forniture di gas russo attraverso l’Ucraina rappresenta un punto di svolta significativo nel panorama energetico europeo. Mentre l’Unione Europea si prepara a fronteggiare questa nuova realtà con misure alternative, resta da vedere come i mercati reagiranno a lungo termine e quali saranno le conseguenze economiche per i cittadini europei. La situazione richiede attenzione continua e strategie adattive per garantire la sicurezza energetica nel futuro prossimo.