Una lunga attesa verso un momento che in molti considerano storico: il primo lancio spaziale di una navicella costruita da un’impresa privata che ha le potenzialità per cambiare per sempre la tipologia dei viaggi oltre l’atmosfera terrestre. Poi, a 16 minuti dal fatidico “zero” nel conto alla rovescia è arrivato lo stop cha ha costretto a rinviare di almeno tre giorni il decollo della Crew Dragon, frutto della tecnologia della SpaceX di Elon Musk, verso la Stazione spaziale internazionale, con a bordo due astronauti americani. Un’interruzione che ha deluso il pubblico, tra cui il presidente Trump e il suo vice Pence, ma che la NASA, che ha pianificato la missione insieme a SpaceX, ha ritenuto indispensabile per la sicurezza della missione.
Le condizioni del tempo sopra la Florida centrale, infatti, lasciavano un’alta possibilità per la navicella di incappare in fulmini, e un possibile disastro, in questo momento storico e a 11 anni dall’ultimo lancio dal suolo americano, sarebbe stato probabilmente una pietra tombale sulla nuova era spaziale che invece a Washington tutti vogliono aprire, ovviamente all’insegna della potenza e della tecnologia a stelle e strisce. Jim Bridenstine, amministratore della NASA, ha condiviso la scelta di fermare il conto alla rovescia e ha spiegato, con uno stile tutto americano, che “se non siamo pronti a partire, semplicemente non partiamo”. Prossima possibile tappa di questa lenta rincorsa a una nuova storia il 30 maggio. Trump su Twitter ha scritto che ci sarà, anche se, al momento, le previsioni meteo restano molto incerte e tutt’altro che rassicuranti. Secondo l’atronauta italiano Luca Parmitano, c’è stata una “dimostrazione di grande professionalità, nonostante il possibile impatto mediatico, le condizioni meteo hanno determinato lo spostamento del lancio a domenica – decisioni difficili ma giuste”.