“Ho incontrato Marcello De Angelis ieri, in tarda serata, e dopo lunghe riflessioni e un attento e sincero confronto, ho deciso di non revocargli la fiducia. Pertanto, manterrà la direzione della Comunicazione Istituzionale in Regione”. Così il presidente della regione Lazio Francesco Rocca. Dunque, dopo le frasi sulla strage di Bologna e le numerose polemiche, Marcello De Angelis non lascerà l’incarico di responsabile della comunicazione della Regione Lazio. E il presidente Rocca spiega il perché nel dettaglio: “So bene che quanto affermato da Marcello De Angelis nei giorni scorsi in relazione alla strage di Bologna, ha offeso e turbato molti, ma il suo è stato un errore dettato da un forte coinvolgimento personale e affettivo a tragiche vicende che, tutt’oggi, animano la coscienza e il dibattito politico nazionale”.
“Il mio primo pensiero, in questi giorni – aggiunge – è andato ai familiari delle vittime di Bologna e a quanto una parola sbagliata possa riaprire ferite mai rimarginate. Un punto rilevante su cui ci siamo soffermati a lungo è quello, per me fondamentale, del rispetto delle sentenze”. “Nella mia vita – dice Rocca – ho sempre cercato di agire con il massimo rispetto per le opinioni altrui e per la libertà di espressione. Non ho mai censurato nessuno, ho fatto del dialogo il mio faro in qualunque tipo di attività intrapresa e cerco di ascoltare il dolore che si cela anche dietro a un passo falso”. Di qui la decisione. “Dopo una lunga riflessione ho deciso perciò di comprendere e non allontanare una persona sinceramente addolorata e che, indubbiamente, è una valida risorsa per la mia struttura. Spero che le sue sentite scuse, già espresse sui social, arrivino a tutti quanti con la stessa forza e autenticità che ho percepito io”, conclude.
Duro il giudizio delle opposizioni in Regione, con i capigruppo che scrivono in una nota: “Abbiamo depositato la richiesta di Consiglio straordinario sulle gravissime affermazioni. Chiediamo che il Consiglio sia convocato quanto prima per riportare nelle giuste sedi istituzionali una discussione e una decisione che non può essere demandata a un colloquio tra il presidente e il suo più stretto collaboratore. Dal paragone con Giordano Bruno alle scuse insufficienti, De Angelis non può rimanere al suo posto a guidare la comunicazione istituzionale della Regione Lazio”. Il documento è firmato d Maria Carla Pisana (Pd), Roberta Della Casa (M5s), Marietta Tidei (Azione-Iv), Claudio Marotta (Verdi e Sinistra), Alessandra Zeppieri (Polo progressista) e Alessio D’Amato (Insieme per il Lazio).
Scrive su Facebook De Angelis: “Il 2 agosto è un giorno molto difficile per chiunque conosca la verità e ami la giustizia, che ogni anno vengono conculcate persino dalle massime autorità dello Stato (e mi assumo fieramente la responsabilità di quanto ho scritto e sono pronto ad affrontarne le conseguenze). La differenza tra una persona d’onore e uno che non vale niente è il rifiuto di aderire a versioni di comodo quando invece si conosce la verità. E accettare la bugia perché così si può vivere più comodi”.
“Fioravanti, Mambro e Ciavardini non c’entrano nulla”
“Con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini (condannati in via definitiva come esecutori materiali, ndr). Non è un’opinione: io lo so con assoluta certezza. E in realtà lo sanno tutti: giornalisti, magistrati e ‘cariche istituzionali’ – prosegue De Angelis -. E se io dico la verità, loro – ahimè – mentono. Ma come i martiri cristiani io non accetterò mai di rinnegare la verità per salvarmi dai leoni. Posso dimostrare a chiunque abbia un’intelligenza media e un minimo di onestà intellettuale che Fioravanti, Mambro e Ciavardini non c’entrano nulla con la strage”.
Ipotesi depistaggi
Il portavoce della Regione Lazio prosegue nelle sue forti dichiarazioni: «Dire chi è responsabile non spetta a me, anche se ritengo di avere le idee chiarissime in merito nonché su chi, da più di 40 anni, sia responsabile dei depistaggi. Mi limito a dire che chi – conclude lanciando accuse -, ogni anno e con toni da crociata, grida al sacrilegio se qualcuno chiede approfondimenti sulla questione ha sicuramente qualcosa da nascondere. A me, con questo ignobile castello di menzogne, hanno tolto la serenità, gli affetti e una parte fondamentale della vita. Non riusciranno a farmi rinunciare a proclamare la verità. Costi quel che costi…”.