Strage Dacca, dubbi su pista Isis: jihadisti di “buona famiglia”

TERRORE ISLAMICO Sul fatto che gli attentatori fossero tutti bengalesi, ormai, non ci sono più dubbi. Sulla loro reale identità resta invece ancora una grande incertezza

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isis tunisiL’ipotesi che la strage di Dacca sia stata opera dell’Isis non è ancora del tutto esclusa. E, d’altra parte, è ancora troppo presto per scartarla del tutto, vista anche la pronta rivendicazione dei jihadisti dello Stato islamico. Ma le autorità del Bangladesh continuano a perseguire una strada diversa. I jihadisti che hanno ucciso 20 persone, tra cui nove italiani, all’Holey Artisan Bakery – secondo il ministro dell’Interno Asaduzzaman Khan – “erano tutti membri di Jamaeytul Mujahedeen Bangladesh”, un gruppo radicale locale, bandito dal Paese da oltre dieci anni, “provenienti da famiglie agiate, con un livello di istruzione universitario” e “nessuno di loro proveniva da una madrassa”. Sul fatto che gli attentatori fossero tutti bengalesi, ormai, non ci sono più dubbi. Sulla loro reale identità resta invece ancora una grande incertezza.

Un gruppo di osservatori di organizzazioni terrorische, Terrorism Monitor, ha identificato queste persone come Abu Omar, Abu Salmah, Abu Rahim, Abu Muslim e Abu Muharib al-Bengali. Ieri sera, pubblicando le loro foto, le forze di sicurezza locali, le hanno identificate solo con i nomi di Akash, Bikash, Don, Badhon e Ripon. Ma adesso, riferisce il Bangladesh Daily star, alcuni amici, ex compagni di classe e conoscenti avrebbero rivelato le generalità di tre di loro, comparando le foto publicate dalla polizia con quelle dei profili facebook. Si tratterebbe di Nibras Islam, Meer Saameh Mubasheer e Rohan Imtiaz, giovani fra i 21 e i 27 anni, provenienti da famiglie agiate e con un alto livello di istruzione, ottenuta in università private. Tutti hanno un minimo denominatore comune: erano scomparsi da alcuni mesi.

Quel che è certo è che la strage jihadista nel ristorante Holey Artisan Bakery si è conclusa con la morte di 20 ostaggi (11 uomini e 9 donne), di 6 membri del commando jihadista e di 2 militari: 13 ostaggi sono stati salvati dal blitz delle teste di cuoio. Fra le vittime, figurano gli italiani Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria D`Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D`Allestro, Maria Rivoli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monti. Un altro italiano, che risultava irreperibile, è vivo e non si trovava nel cafè al momento dell’assalto. Le altre vittime sono 7 giapponesi: Ogasawara, Tanaka Hiroshi, Shakai Yuku, Kurusaki Nubuhiri, Okamura Makato, Shimudhuira Rui e Hashimato Hideiko; una studentessa indiana Tarushi Jain; un americano: Abinta Kabir; due bangladesi: Faraaz Hossain e Ishrat Akhond. Si è salvato, invece, Jacopo Bioni, chef italiano dell’Holey Artisan Bakery. E’ fuggito sul retro e poi sul tetto del ristorante. “Ero al secondo piano”, ha ricordato ai microfoni di Skytg24.

“Mi sono buttato su un albero che ha attutito la caduta e poi ho iniziato a correre. Sono entrato in una casa a caso, mi hanno accolto e nascosto fino al pomeriggio. Poi ho preso due cose, il passaporto e mi sono imbarcato sul primo volo per Bangkok”. Da lì tornerà in Italia, dove lo aspetta la moglie. Anche lei è una dipendente del ristorante. “Era tornata a casa da una settimana. Sarebbe stata in prima linea. Accoglie i clienti”. Questa mattina, intanto, è iniziato il primo dei due giorni di lutto proclamato dalla premier Sheikh Hasina, che domani alle 10 onorerà le vittime deponendo una corona di fiori sui loro feretri all’Army Stadium, nella capitale. E sempre stamane è arrivato a Dacca l’aereo di Stato che riporterà in Italia le salme dei nove italiani uccisi. Il velivolo, che è partito ieri da Roma, ha trasferito a Dacca personale dell’Unità di crisi della Farnesina e della presidenza del Consiglio. I funzionari italiani – secondo quanto si apprende – cercheranno di definire i tempi per il rientro delle salme, non appena saranno completate le formalità medico-legali di rito.