Strage di Erba, la Cassazione chiude il caso: no alla revisione per Olindo e Rosa Bazzi

Olindo e Rosa Bazzi
Non ci sarà alcuna riapertura del processo per la strage di Erba. La Cassazione ha pronunciato ieri la sua parola definitiva sul massacro del 2006, rigettando l’istanza di revisione avanzata dai legali di Olindo e Rosa Bazzi, attualmente detenuti a vita per l’omicidio di quattro persone e il tentato omicidio di un quinto. A quasi vent’anni dai fatti, la giustizia italiana sembra aver archiviato definitivamente uno dei casi più controversi della cronaca nera nazionale, lasciando però aperta la possibilità di un ulteriore appello alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo da parte della difesa.
La decisione della Cassazione
I giudici della Suprema Corte hanno seguito le conclusioni della Procura Generale, che aveva liquidato come “mere e astratte congetture” le nuove prove presentate dalla difesa dei coniugi Bazzi. Secondo il procuratore generale Giulio Monferini, gli elementi forniti non sarebbero in grado di scalfire i pilastri della condanna emessa nei confronti di Olindo e Rosa: le dichiarazioni del sopravvissuto Mario Frigerio, le confessioni (poi ritrattate) degli imputati e le tracce ematiche rinvenute sulla scena del crimine.
La decisione della Cassazione conferma quanto già stabilito dalla Corte d’Appello di Brescia lo scorso luglio, quando i giudici avevano dichiarato inammissibile l’istanza di revisione. Per i magistrati bresciani, infatti, le presunte novità investigative proposte dalla difesa non costituivano prove nuove né erano sufficienti a determinare un proscioglimento degli imputati. Tra queste, anche la contestata testimonianza di Frigerio, accusato dai legali di essere affetto da confusione mentale causata dall’inalazione di fumo durante l’incendio appiccato dagli assassini. Una tesi respinta categoricamente dalla Corte d’Appello, che ha confermato l’attendibilità delle sue dichiarazioni.
Le argomentazioni della difesa
Nonostante il verdetto negativo, la difesa di Olindo e Rosa Bazzi non si arrende. “Valuteremo il ricorso alla Corte Europea, ma prima leggeremo attentamente le motivazioni della sentenza”, ha dichiarato l’avvocato Fabio Schembri, che rappresenta i due coniugi. Già in passato, i legali avevano tentato di impugnare la sentenza di merito davanti alla giustizia europea, senza successo. Ora, potrebbero riproporre un analogo approccio per contestare la decisione sulla richiesta di revisione.
Nel documento di oltre cento pagine presentato alla Corte d’Appello di Brescia, la difesa aveva sostenuto diverse tesi alternative. Tra queste, l’ipotesi di una faida legata allo spaccio di droga come movente alternativo e l’accusa di un complotto ai danni dei coniugi, con prove ritenute fabbricate o manipolate. In particolare, i legali avevano messo in discussione la validità delle confessioni rese da Olindo e Rosa, sostenendo che fossero state “ispirate” dagli inquirenti e carabinieri, approfittando della loro presunta debolezza mentale.
Tuttavia, per i giudici di Brescia – e ora per la Cassazione – queste argomentazioni non hanno trovato riscontro probatorio. Anche la macchia di sangue di Valeria Cherubini, rinvenuta sulla Seat Arosa di Olindo, è stata considerata elemento decisivo per la condanna, insieme alle altre prove raccolte durante le indagini.
Le reazioni
Dopo la pronuncia della Cassazione, l’avvocato della parte civile ha espresso soddisfazione per la decisione. “I fratelli Castagna sono convinti della colpevolezza di Olindo e Rosa. La Corte di Brescia ha analizzato correttamente l’istanza di revisione: non c’era nulla di nuovo, nulla di decisivo”, ha commentato il legale, presente in aula durante la lettura della sentenza.
Dal canto loro, i difensori dei coniugi Bazzi hanno ribadito la loro intenzione di proseguire la battaglia legale. “Oggi ci aspettavamo un annullamento da parte della Cassazione”, ha dichiarato l’avvocato Schembri. “Attendiamo di leggere le motivazioni per decidere se intraprendere un ricorso alla Corte Europea”.
Un caso ancora controverso
La strage di Erba resta uno dei casi più controversi della giustizia italiana. Quella notte del 2006, Raffaella Castagna, suo figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini furono brutalmente uccisi con armi da taglio e contundenti. L’unica persona a sopravvivere fu Mario Frigerio, marito di Valeria, che rimase gravemente ferito e morì mesi dopo per le conseguenze delle lesioni subite.
Nonostante le condanne definitive e le numerose conferme giudiziarie, il caso continua a dividere opinione pubblica e addetti ai lavori. Per alcuni, le prove a carico dei coniugi Bazzi sono schiaccianti; per altri, restano dubbi irrisolti sulle dinamiche del massacro e sulle modalità con cui furono raccolte le prove.
Ora, a meno di un clamoroso ribaltone da parte della Corte Europea, la storia della strage di Erba sembra destinata a chiudersi definitivamente. Ma per molte voci critiche, il dibattito sulla ricerca della verità è tutt’altro che concluso.