Cronaca

Strage di Las Vegas, il killer aveva un arsenale di 42 armi. Rebus movente

Un arsenale con quarantadue armi, oltre a tantissime munizioni ed esplosivo. La polizia ha trovato 23 pistole all’interno della stanza del Mandalay Bay Hotel di Las Vegas, dalla quale Stephen Paddock ha sparato uccidendo almeno 59 persone e ferendone 529. Inoltre nella casa di Paddock – a Mesquite, a due ore di distanza da Las Vegas – gli agenti hanno trovato 19 pistole. Nella sua abitazione la polizia ha recuperato anche migliaia di munizioni e dell’esplosivo. “Non sappiamo come avremmo potuto prevenire questa strage”, ha detto lo sceriffo di Las Vegas, Joseph Lombardo ricordando che prima dell’attacco di domenica sera Paddock non aveva fatto nulla che potesse insospettire le autorità. Gli agenti hanno rinvenuto anche un certo quantitativo di tannerite, un tipo di esplosivo formato da una miscela di nitrato e percolato di ammonio, nell’abitazione del killer e nella sua automobile. Non è stato ritrovato invece alcun manifesto o lettera che potesse spiegare le ragioni della strage. “Questo individuo era un lupo solitario e non so davvero come avrebbe potuto essere fermato”, ha detto Lombardo. “Non posso entrare nella mente di uno psicopatico in questo momento”. Il presidente Donald Trump ha denunciato quello che ha definito “un atto di puro male”, annunciando una sua visita a Las Vegas per domani. La Casa Bianca, però, ha fatto sapere di considerare “prematura” la riapertura del dibattito su un più stretto controllo sulla vendita delle armi negli Stati uniti. “Il movente deve ancora essere determinato e sarebbe prematuro per noi discutere della politica sulle armi quando non conosciamo totalmente tutti i fatti o ciò che è avvenuto ieri”, ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders.

IL MOVENTE E’ UN REBUS certo, all’indomani della strage di Las Vegas, e’ ancora un rebus il motivo della carneficina. Non e’ ancora chiaro che cosa abbia spinto, Stephen Paddock, un insospettabile 64enne con l’unico vizio del poker, a sparare a raffiche all’impazzata sul pubblico di un concerto di musica country sottostante la finestra dell’albergo in cui aveva nascosto un arsenale. E’ stata una strage, la peggiore con armi da fuoco nella storia moderna degli Stati Uniti, ma mentre l’America piange 59 persone morte e prega per i 529 feriti, il movente resta un mistero. Al momento l’unica indicazione e’ che la pista terroristica, avallata solo da un comunicato dell’Isis, appare molto debole. L’assassino possedeva 42 armi in tutto, accumulate senza che nessuno se ne accorgesse (il fratello non ne sapeva nulla, tantomeno i vicini di casa), ma tutte acquistate legalmente. Un arsenale che, nel weekend, con metodica precisione e all’interno di 10 valigie, ha trasportato nella stanza del Mandalay Bay Resort and Casino da lui prenotata al 32esimo piano dell’hotel. Ventitre’ di queste armi sono state ritrovate proprio nella camera, una stanza d’albergo con la spettacolare vetrata angolare sullo skyline di Las Vegas, trasformata nella postazione di un cecchino. Almeno una di queste armi era automatica, due fucili avevano il treppiede, un altro era stato modificato con un dispositivo per sparare in maniera automatica, un accessorio assolutamente legale chiamato ‘bump-stock’ che accelera i colpi delle armi semiautomatiche fino al ritmo folle di 800 raffiche al minuto. La stanza, con spettacolari vetrate ad angolo sulla citta’, era piena di munizioni che l’uomo ha portato dentro l’albergo senza che destare alcuna attenzione. La folle carneficina e’ andata avanti 72 minuti prima che le ‘teste di cuoio’ dello Swat, perquisito palmo a palmo l’hotel, arrivassero alla sua stanza. Ma quando sono entrati, lui si era gia’ suicidato.

PADDOCK ERA UN MILIONARIO Intanto si scava nella vita dell’assassino, cercando di capire le ragioni del gesto, che forse potrebbero risiedere nella sua dipendenza dal gioco d’azzardo. Secondo il fratello, Eric Paddock, il contabile in pensione aveva accumulato una fortuna in attivita’ immobiliaristiche, ma aveva una passione smodata per il poker e le slot machine. L’uomo possedeva diverse proprieta’ sparse negli Stati Uniti, una persona normale eccetto pero’ che per la sua passione smodata per il gioco: “Un uomo facoltoso. Gli piaceva giocare al video poker, andava in crociera”, ha raccontato il fratello Eric Paddock. Una vita abbastanza anonima se si eccettua un padre che era stato per otto anni nella lista delle persone ‘most wanted’ dell’Fbi: una persona assolutamente qualunque che, ad un certo punto, si era scoperto essere un rapinatore di banche seriale. Secondo il fratello, Paddock non aveva mai mostrato un particolare interesse per le armi, anche se -ha ammesso Eric- i due non si erano parlati molto nell’ultimo anno. “La sua vita e’ un libro aperto, e’ tutto registrato. Non c’e’ nulla, ve lo dico ancora una volta: era andato al college, aveva avuto un lavoro”. Solo la passione del gioco era anomala: “Paddock riusciva a giocarsi 100 dollari al video poker e una volta mi mando’ una foto in cui si vedeva che aveva vinto 40mila dollari a una slot machine”. Anche i vicini di casa di una sua proprieta’ in Florida hanno raccontato come l’uomo avesse mostrato loro una una foto di una slot machine con 20mila dollari. Nelle ultime settimane, aveva fatto un enorme numero di transazioni a Las Vegas, nell’ordine di decine di migliaia di dollari: dai suoi conti risultano transazioni un giorno per piu’ di 30mila dollari, un altro per oltre 20mila. Non e’ chiaro se li avesse vinti o persi.

LA COMPAGNA DEL KILLER La compagna del killer di Las Vegas, Stephen Paddock, è una donna australiana che si è trasferita 20 anni fa negli Stati Uniti per lavorare nei casinò. Lo ha riferito oggi il governo australiano, mentre i media hanno precisato che si tratta di una nonna. Marilou Danley, 62 anni, era stata inizialmente ricercata dalla polizia americana, ma gli inquirenti hanno poi escluso ogni suo ruolo nella strage compiuta ieri dal compagno, perchè era all’estero nel momento in cui il pensionato di 64 anni ha aperto il fuoco contro la folla presente a un concerto, facendo 59 morti e oltre 500 feriti. Il ministro degli Esteri australiano, Julie Bishop, ha scritto su Twitter: “Ho appreso che le autorità americane non stanno più ricercando l’australiana Marilou Danley”. Quindi Bishop ha detto alla stampa che “le autorità americane ci hanno contattato riguardo Marilou Danley. C’erano notizie secondo cui i suoi documenti di identità erano stati usati per prenotare l’albergo o altri dettagli simili. L’Australia sosterrà le autorità americane nelle loro indagini, nel miglior modo possibile, ma non siamo in contatto direttamente con Marilou Danley”. Secondo i media americani e alcuni funzionari Usa, la donna dovrebbe trovarsi o nelle Filippine o in Giappone, ma nessuno dei due Paesi è stato in grado di confermarlo. Secondo le testate di News Corp Australia, la donna australiana di origine filippina ha vissuto sulla Gold Coast, meta turistica nell’Est australiano, dove ha ancora una sorella. “Non posso commentare al momento, non posso dire nulla”, ha detto sua sorella, Liza Werner, al Sydney Daily Telegraph, aggiungendo che Marilou Danley è nonna. Il giornale, citando amici, ha raccontato che la donna ha vissuto per oltre 10 anni sulla Gold Coast, e che era sposata con un australiano, deceduto. Circa 20 anni fa è partita per gli Stati uniti e secondo i media abitava con Paddock in una casa vicino a Mesquite, in Nevada. Tuttavia non è ancora stato accertato se fosse la sua compagna o se fossero semplicemente amici. Paddock si è suicidato dopo aver commesso la strage.

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