Almeno 40 persone sono morte in un raid aereo che ha colpito un centro di detenzione per migranti illegali vicino Tripoli. Il ministero della Salute del governo sostenuto dall’Onu fa sapere che nel bombardamento sul centro di detenzione di Tagiura sono rimasti feriti almeno 80 migranti. Il governo di unità nazionale del primo ministro Fayez al Serraj ha accusato le forze del Lna del generale Khalifa Haftar del raid aereo su Tajoura. Ed in una dichiarazione ha parlato di attacco “premeditato” e “preciso” e denunciato “il crimine odioso”. La Libia, ricordiamo, e’ divisa tra due governi in guerra e le forze di Haftar controllano gran parte dell’est e del sud del Paese.
Proprio il generale Khalifa Haftar, da aprile continua ad alimentare scontri per conquistare Tripoli e rovesciare il governo di unita’ nazionale sostenuto dall’Onu, con rischi per la popolazione locale e anche i migranti, impossibilitati a lasciare i centri di detenzione come quello di Tajoura. In totale si tratterebbe di poco piu’ di 5.800 persone, stando a dati dell’Onu. Secondo un portavoce del Servizio di emergenza, Osama Ali, il bilancio dei morti “e’ solo provvisorio, e potrebbe essere destinato ad aumentare” nelle prossime ore. I soccorritori, ha detto Ali, hanno portato via i corpi di una quarantina di persone, ma il timore e’ che molti altri siano sotto le macerie. Altri 80 sarebbero quelli rimasti feriti. In totale a Tajoura erano rinchiuse 150 persone, in maggioranza originarie di Eritrea, Somalia e Sudan.
Inoltre molte di queste – denunciano alcuni media internazionali – erano rinchiuse a causa dei rimpatri della Guardia costiera libica finanziata dall’Unione Europea. Alcuni attendevano di conoscere il proprio destino anche da due anni. La vicenda getta una nuova ombra sulle politiche migratorie degli Stati europei, a cui da tempo le organizzazioni umanitarie chiedono di portare via i migranti bloccati nei centri. “5.800 persone non e’ un numero enorme, e’ impossibile che i governi europei non riescano a trovare una soluzione”, aveva dichiarato Julien Raickman, responsabile di Medici senza frontiere, in una conferenza stampa a Roma il mese scorso. Nel mirino delle critiche sono finite anche le agenzie delle Nazioni Unite per migranti e rifugiati, dopo che domenica scorsa e’ circolata la notizia della morte di 20 migranti per fame, sete e malattie nel centro di detenzione di Zintan, nel nord. L’Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr) si e’ giustificato spiegando che a causa del conflitto armato gli operatori non possono piu’ raggiungere liberamente questi luoghi. Questa notte, dopo il bombardamento di Tajoura, l’Unhcr in una nota ha condannatto l’attacco e sollecitato le parti in guerra a risparmiare i civili, i quali “non possono mai essere un obettivo”.
Per il ministro degli Esteri, Enzo Moavero, è “un’ulteriore tragedia che mostra l’atroce impatto della guerra sulla popolazione civile”. Il titolare della Farnesina ha espresso “la netta condanna dei bombardamenti indiscriminati di aree civili” che “si accompagna all’appello a fermare un aggravarsi delle ostilita’ che mette continuamente in gravissimo pericolo vite umane e distrugge infrastrutture essenziali per la popolazione. Occorre garantire, immediatamente, misure di seria protezione per i civili e, in particolare, trasferire i migranti che si trovano nelle strutture di raccolta in luoghi al sicuro dai combattimenti e sotto la tutela delle Nazioni Unite”, ha concluso il ministro. “Questo bombardamento costituisce chiaramente un crimine di guerra”, ha dichiarato il Rappresentante speciale dell’Onu per la Libia, Ghassan Salame’, riferendosi alla strage di Tajoura. L’inviato delle Nazioni unite “ha invitato la comunita’ internazionale a condannare questo crimine e ad imporre sanzioni a coloro che l’hanno ordinato” ed “eseguito”, riferisce la nota pubblicata sulla pagina Facebook della Missione di supporto dell’Onu in Libia.