Strage via d’Amelio, amare dichiarazioni dei figli di Borsellino. Manfredi: chi doveva non ha cercato verità. Lucia: silenzi uomini di Stato uccidono ancora
MAFIA Ripubblichiamo un nostro articolo dello scorso 14 luglio in occasione del 24esimo anniversario della Strage di via d’Amelio dove persero la vita il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta
Ripubblichiamo un nostro articolo dello scorso 14 luglio in occasione del 24esimo anniversario della Strage di via d’Amelio dove persero la vita il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta.
Entrambi, fratello e sorella, Manfredi e Lucia Borsellino hanno deposto a Caltanissetta al quarto processo per la strage di via d’Amelio. “Non dovevo essere io a dover cercare la verita’ sulla morte di mio padre – ha tuonato Manfredi -. C’erano altre persone demandate a farlo, ma non lo hanno fatto o lo hanno fatto malamente. Mio padre ci ha sempre detto che qualora fosse accaduto, cio’ che purtroppo poi e’ successo, non dovevamo occuparci di nulla e proseguire la nostra vita”. Il figlio di Paolo Borsellino, dirigente del commissariato di Cefalu’, pur non entrando nel merito dei rapporti che intercorrevano fra suo padre e l’allora dirigente della Squadra Mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera, ha detto che “le persone di cui non parlava erano quelle che lui disistimava. Il peggiore giudizio che mio padre poteva formulare nei confronti di una persona che non gli garbava era quello di ignorarla. Non mi risulta abbia mai avviato rapporti professionali, in quell’anno trascorso a Palermo come procuratore aggiunto, con la Barbera e probabilmente neanche con la Squadra Mobile”. Il figlio del giudice Borsellino ha anche spiegato di non sapere nulla sui rapporti che intercorrevano fra La Barbera e i suoi uomini ma dopo essere entrato in polizia ha appreso che alcuni dei poliziotti che facevano parte del pool che indagava sulle stragi del ’92, avevano lasciato il gruppo perche’ in disaccordo con il capo della Mobile.
LUCIA “Mi indigno per la presenza di persone, appartenenti alle istituzioni dello Stato, che potevano avere la lucidita’ di ricordare e invece non ricordano. Se questo elemento dovesse essere confermato anche in questo dibattimento, per mio padre sarebbe come ucciderlo due volte”. E’ la volta di Lucia Borsellino davanti la Corte alla quale “se io non riferissi tutti gli elementi di cui sono a conoscenza non potrei mai perdonarmelo”. E’ una deposizione vibrante e sofferta quella di Lucia Borsellino che ritorna “con indignazione” “sui tanti non ricordo portati qua dentro, in questa aula, da appartenenti allo Stato”. Per cui “se dovessero essere confermate le manipolazioni da parte di uomini di Stato si ucciderebbe ancora una volta mio padre”. Il processo sulla strage di via d’Amelio riprendera’ il 20 settembre con la requisitoria dei pubblici ministeri che proseguira’ fino al 23 settembre. La parola poi, dal 17 al 20 ottobre passera’ alle parti civili e infine dal 7 al 10 novembre al collegio difensivo.