L’Isis ha promesso di vendicare le stragi nelle due moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda. Sui canali Telegram dell’organizzazione terroristica e’ stata condivisa la foto di un fucile, un Kalashnikov nero, con le scritte in bianco, in risposta alle armi usate dal suprematista Brenton Tarrant. “Vi sconfiggeremo presto, nessuno si salvera’. La risposta e’ in arrivo”, si legge sul fucile avvolto in una bandiera nera dell’Isis. Le minacce rendono ancora piu’ cupo il dolore in Nuova Zelanda, dove il bilancio delle vittime e’ arrivato a 50 morti, di eta’ compresa fra i tre e i 77 anni. Le prime salme sono state consegnate alle famiglie e, entro mercoledi’ prossimo, lo saranno tutte, una volta identificate le ultime vittime. Secondo il rito islamico la sepoltura sarebbe dovuta avvenire gia’ nelle 24 ore successive agli attentati di venerdi’.
Intanto, Brenton Tarrant, il ventottenne cittadino australiano arrestato per le stragi, ha licenziato il suo avvocato e intende difendersi da solo davanti ai giudici. E ciò suscita il timore che Tarrant possa cercare di trasformare il processo in uno strumento per la propaganda suprematista. Richard Peters, l’avvocato d’ufficio che ha difeso Tarrant nella sua prima apparizione davanti ai giudici sabato, ha detto di aver saputo dal suo assistito gli ha detto di volere difendersi da solo d’ora in poi. Peters ha aggiunto che Tarrant gli e’ parso lucido e non mentalmente instabile, sebbene abbia convinzioni estremiste. E’ ancora polemica,frattanto, sul ruolo dei social. La premier neozelandese, Jacinda Ardern, ha avvertito che “servono altre risposte” e ha sottolineato di aver fatto presente ai vertici di Facebook e alle altre piattaforme che tocca a loro rimuovere i filmati del massacro, trasmessi ripetutamente anche su YouTube, Twitter e Telegram.
Dal canto suo, il colosso di Mark Zuckerberg ha fatto sapere di aver rimosso in 24 ore “un milione emezzo di filmati, e di aver impedito che ne venissero caricati altri 1,2 milioni”. Alla Ardern ha fatto eco il primo ministro australiano, Scott Morrison: i social hanno cooperato con i governi fin dal momento in cui e’ emersa consapevolezza dell’attacco, ha detto, ma “dal punto di vista tecnologico hanno una capacita’ molto limitata” di intervenire in fatti analoghi a quelli di Christchurch, che hanno visto lo stragista diffondere il proprio pensiero e il suo folle attacco liberamente nel web.
In Nuova Zelanda lo stato di allerta e’ ancora elevato: oggi e’ stato chiuso temporaneamente l’aeroporto di Dunedin in seguito al ritrovamento di un “pacco sospetto”. Quanto alle indagini sulle stragi, Ardern ha confermato di aver ricevuto da Tarrant la mail con il ‘manifesto’ suprematista nove minuti prima degli attacchi, e di averla girata, entro due minuti dalla ricezione, ai servizi di sicurezza. A Christchurch e’ stato eretto un memoriale e un gruppo di motociclisti ha eseguito una ‘haka’, la tradizionale danza di guerra Maori, in memoria delle vittime. Intanto emergono ulteriori dettagli sul massacro compiuto da Brenton Tarrant, il 28enne suprematista australiano: spazzate via, tra gli altri, due generazioni di una stessa famiglia, che si trovavano negli edifici. Qualcuno, anche nel dolore, trova la forza di perdonare.
“Vorrei solo dirgli che lo amo come persona”, ha detto di Tarrant Farid Ahmad, 44 anni, sottolineando che “la strada da percorrere e’ quella del perdono, dell’amore e del prendersi cura degli altri”. Husha Ahmad e’ stata tra le eroine a Christchurch, muovendosi in uno degli edifici per aiutare le persone presenti a sfuggire alla pallottole del neonazista. “Gridava ‘venite qui, sbrigatevi, ha aiutato bambini e donne a trovare riparo”, ha raccontato il marito, che siede su una sedia a rotelle, spiegando che la moglie era venuta a cercarlo ed e’ stata colpita nel momento in cui era riuscita a raggiungere l’uscita della moschea”. “Se potessi stare davanti a lui – ha aggiunto l’uomo riferendosi a Tarrant – gli direi di ripensare a quanto ha fatto e di trovare in se’ quel potenziale positivo, di generosita’, con cui potrebbe salvare l’umanita’ invece che distruggerla”.