Strappi, incroci ed errori: il pallottoliere del nuovo cda Rai
POLITICA & TV Ora la palla passa ora nelle mani di Palazzo Chigi che dovrà esprimere i due nomi mancanti che ricopriranno la carica di presidente e direttore generale di Giuseppe Novelli
di Giuseppe Novelli
Tra strappi interni al Pd, incroci tra i commissari di centrodestra, ed anche errori materiali, la Vigilanza Rai è riuscita comunque ad eleggere al primo colpo il nuovo cda Rai. Operazione complicata, che ha visto fino all’ultimo un frenetico lavorio per stabilire chi dovesse votare per chi. Con alcuni gruppi che alla fine non riescono a far pesare il loro voto, come nel caso di Scelta Civica e dei verdiniani: la defezione dei due esponenti della minoranza dem ha fatto saltare infatti l’operazione che avrebbe potuto portare all’elezione di un quinto consigliere di maggioranza, mettendo insieme i voti appunto di Ala, Sc e due Pd. Decisivo invece il membro fittiano, fondamentale per l’elezione di Paolo Messa. Lo strappo della minoranza dem ha complicato lo schema predisposto: a pochi minuti dal voto Fornaro e Gotor si sono sfilati dalle indicazioni della segreteria, per votare l’ex direttore del Corriere Ferruccio De Bortoli. Ma, come hanno tenuto a sottolineare, “lo abbiamo detto nella riunione del gruppo, in modo da poter permettere gli accorgimenti del caso”. Ovvero, riorganizzare i voti della maggioranza per evitare sorprese.
Chi non correva alcun rischio era sicuramente Carlo Freccero: per lui i 5 voti del M5s (già sufficienti) e anche un sesto, quello del membro di Sel Nicola Fratoianni. Che pure – raccontano dalla Vigilanza – era stato avvicinato dai due dissidenti Pd per provare il colpo gobbo e sperare – con un possibile quarto voto – nell’elezione di De Bortoli. Ma Fratoianni ha risposto picche, rivendicando – dicono fonti parlamentari – una sintonia culturale molto più marcata con Freccero che non con l’ex di via Solferino. Sei voti li ha ottenuti anche Guelfo Guelfi (cinque dal Pd, tra cui quello di Claudio Martini: minoranza Pd, ma – raccontano fonti parlamentari – amico d’infanzia di Guelfi) e uno da Enrico Buemi. Cinque voti li hanno presi pure Rita Borioni (tutti dal Pd) e Franco Siddi (3 dal Pd, uno da Pino Pisicchio e uno dal deputato di Per l’Italia Federico Fauttilli).
Sempre cinque voti li ha presi Arturo Diaconale, ma attenzione: non tutti da Fi. Uno dei 5 è del commissario di Fratelli d’Italia Fabio Rampelli: preso atto dell’accordo raggiunto tra Fi e Lega su Mazzucca, dopo giorni di trattative col Carroccio, ha chiesto ed ottenuto l’incrocio con un collega di Fi, che ha votato al suo posto per il direttore del Giorno. Gli altri tre voti, Mazzucca li ha presi dal leghista Crosio, da Maurizio Rossi (Misto) e dal senatore di Gal, Ferrara. I quattro voti ottenuti da Paolo Messa sono arrivati dai due componenti di Ap, dal fittiano D’Ambrosio Lettieri più un voto di supporto dal Pd. Come detto, due voti per Ferruccio De Bortoli dalla minoranza Pd, un voto per Galoppi (da Scelta Civica), mentre il caso più curioso riguarda i voti dei verdiniani D’Alessandro e Scavone: dopo essere rimasti tagliati fuori dai giochi, l’indicazione era di votare per l’ex direttore di Panorama Roberto Briglia, ma uno ha votato correttamente per “R. Briglia”, l’altro per “G. Briglia”.
Ora la palla passa ora nelle mani di Palazzo Chigi che dovrà esprimere i due nomi mancanti che ricopriranno la carica di presidente e direttore generale. In mattinata, parlando dal Giappone, il premier Matteo Renzi ha assicurato che domani il nodo sarà sciolto: “Nella mattinata di domani il governo formalizzerà i nomi. I nomi che il governo ha individuato sono di livello, di competenza e di indipendenza come è naturale, giusto e doveroso che sia. Comunque sono ottimista sul futuro della Rai e non seguo le polemiche di queste ore, anche se sono stato accusato di aver forzato la mano perché abbiamo fatto il rinnovo del Cda. Vorrei essere chiaro: la forzatura sarebbe stata non rinnovare il Consiglio di amministrazione”.