Economia

Altra stretta anti Covid e riparte la protesta. L’Italia stremata batte cassa

L’ultima stretta anti Covid ridà linfa alla protesta di imprese e Partite Iva. E che vede in prima linea, soprattutto, bar e ristoratori. Infatti, con la “cancellazione” della zona gialla, da domani ristoranti di nuovo chiusi a pranzo, bar che lavorano nuovamente solo da asporto e un danno incalcolabile dopo sole tre settimane di lieve ripresa. Per non parlare che siamo nel periodo pasquale. E così da domani molte categorie produttive tornano in piazza per riaccendere i riflettori su questo drammatico scenario economico che di contro non viene ricompensato dal governo con adeguati ristori. Eloquenti i dati della Cgia di Mestre. Tra bonus economici, cassa integrazione, assunzioni/investimenti nella sanità, sospensione e taglio delle tasse, ristori, sussidi e contributi a fondo perduto l`anno scorso ogni cittadino italiano ha ipoteticamente ricevuto 1.979 euro dallo Stato per fronteggiare gli effetti negativi provocati dalla pandemia, contro una media dei Paesi dell`area euro stimata in 2.518 euro pro capite (+539 euro rispetto alla media Italia). E questo nonostante l’Italia sia stata la nazione che in Europa ha registrato il più alto numero di vittime e, contestualmente, il crollo del Pil tra i più rovinosi di tutta l`Ue.

Non è solo una questione di poche risorse ma anche di tempi di erogazione e che per dirla con la confederazione degli artigiani, “si stanno allungando ingiustificatamente”. Mario Draghi, nelle ultime quarantott’ore ha voluto rassicurare il mondo produttivo, sottolineando che i pagamenti saranno veloci e che tenuto conto che i 32 miliardi del Dl Sostegno “non bastano” è pronto a un ulteriore scostamento di bilancio. “Si possono chiedere altri sacrifici agli italiani ma a patto che si cambi il paradigma: bisogna mettere in sicurezza gli anziani, potenziare i mezzi pubblici, cambiare strategia sulla scuola” puntella la leader di FdI, Giorgia Meloni. L’associazione “Partite Iva insieme per cambiare” ha chiesto intanto un confronto con il governo Draghi perché “le risorse disponibili al momento sono insufficienti, non in grado di compensare neanche una percentuale significativa dei mancati incassi e nemmeno parte delle spese fisse”. Insomma, benché superata la logica dei codici Ateco, il nuovo decreto Sostegno, ancora in fase di definizione, non persuade artigiani e piccoli imprenditori.

D’altronde, nuove chiusure e senza un euro in tasca, non convince nessuno. Fanno sentire pure la loro voce i gestori dei Bad&Breakfast: “Oltre 200 mila strutture ignorate dai ristori”. L’intero settore extra alberghiero su cui ruotano 200 mila famiglie, scrivono al governo, lamentando complessivamente un mancato incasso superiore ai 2 miliardi di euro. In settimana, Draghi ha assicurato che dovrebbe arrivare il via libera del governo al provvedimento. Quindi, visto che il decreto deve ancora vedere la luce non è ancora chiaro quando arriveranno i soldi. Come non è ancora dato sapere a quanto ammontano le nuove risorse in deficit (si parla di oltre 45 miliardi compresi i 32 già stanziati). Se ne saprà di più entro il 10 aprile quando in Parlamento sarà presentato il Def che prevederà anche l’ulteriore scostamento di bilancio. Per quanto riguarda i ristori, sarà l’Agenzia delle entrate ad occuparsene, mentre erogare gli aiuti spetterà all’Inps. Dunque i tempi dipenderanno anche da loro. Non pensiamo quindi di esagerare se prima dell’inizio di maggio alle imprese e famiglie non arriverà nulla.

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