Su Patto di Stabilità, Mes e Pnrr la (difficile) partita di Meloni in Europa

Al via confronto su nuova governance, pressing per ratifica Mes VIDEO

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I principali nodi europei per il governo di Giorgia Meloni (riforma del Patto di Stabilità, ratifica del Mes, Pnrr) si sono incrociati nella cronaca di oggi, sulla direttrice Roma-Bruxelles. I dossier sono da tempo in primo piano sulla scrivania della premier, ma è chiaro che adesso le partite entrano nel vivo. Per quanto riguarda la riforma del Patto di Stabilità, Paolo Gentiloni, titolare degli Affari economici, ha presentato oggi la proposta della Commissione Ue. Una proposta che, per Gentiloni, “segna l’inizio di un nuovo capitolo nella storia”, con la necessità di trovare una “unità” colmando “i divari che ancora ci sono”. Tra le altre cose, la proposta prevede piani pluriennali con “calo plausibile” del debito e un obbligo di correzione dello 0,5% Pil se il deficit supera il 3% (è il caso, tra gli altri, dell’Italia). C’è comunque, ha aggiunto Gentiloni, la volontà di rendere possibile un incremento degli investimenti e delle politiche per la crescita.

Palazzo Chigi non commenta la proposta della Commissione, ma la risposta è affidata al Mef, che vede il bicchiere solo mezzo pieno (e forse un po’ meno). “È certamente un passo avanti – sottolinea in una nota il ministro Giancarlo Giorgetti – ma noi avevamo chiesto con forza l’esclusione delle spese d’investimento, ivi incluse quelle tipiche del Pnrr digitale e green deal, dal calcolo delle spese obiettivo su cui si misura il rispetto dei parametri. Prendiamo atto che così non è. Ogni spesa di investimento poiché è rilevante e produce debito per il nuovo patto deve essere valutato attentamente. Quindi occorre privilegiare solo la spesa che effettivamente produce un significativo impatto positivo sul Pil”. Sulla riforma ci sarà comunque modo e necessità di discutere (il governo auspica di chiudere entro la fine del 2023) mentre sembrano stringere i tempi per la ratifica del Mes, a cui ormai manca solo l’ok dell’Italia. Più volte la premier ha detto che prima di arrivare alla ratifica sarà necessario chiarire il quadro della governance comunitaria.

Ma venerdì prossimo, secondo quanto fatto trapelare da fonti dell’Eurogruppo, sarà chiesto conto all’Italia del ritardo nella riunione informale di ministri delle Finanze e banchieri centrali venerdì a Stoccolma. “Penso che sia lecito attendersi che venga sollevata la questione”, hanno aggiunto le fonti. Una presa di posizione evidentemente non gradita da Palazzo Chigi, che fa sapere che la posizione del governo sulla questione non cambia. L’obiettivo di Meloni, più volte espresso, è che diventi uno strumento “efficace” e capace di accompagnare la “crescita”. Ma certo il pressing inizia a farsi particolarmente pesante. Infine c’è la questione del Pnrr e dei ritardi nella sua attuazione. Il ministro titolare Raffaele Fitto ha tenuto una informativa urgente prima al Senato e poi alla Camera. Fitto ha ammesso che “sicuramente ci sono alcune criticità” ma non vanno costruiti “allarmismi.

È evidente che stiamo lavorando al raggiungimento di questi 27 obiettivi al 30 giugno”. Sulla terza rata da 19 miliardi “si proseguirà in queste ore con l’invio di ulteriore documentazione in un confronto costante e propositivo con la Commissione europea, per raggiungere l’obiettivo”. Poi resta aperto il confronto con Bruxelles per rimodulare alcuni programmi che non vuol dire, per Fitto, perdere i fondi. Il tema “non è come drammaticamente si legge di perdere gli interventi ma per capire quanti di questi non riescono a rispettare il target del 30 giugno per delle ragioni oggettive e quali di questi possono essere oggetto di un confronto con la commissione europea. Non per far saltare l’intervento ma per modificare l’obiettivo al 30 giugno che consente di garantire la realizzazione dell’intervento alla fin del periodo”. Infatti, ha assicurato, “è fin troppo evidente che l’obiettivo è quello di raggiungere il risultato della spesa dell’intero programma”.