Editoriale

Sui ristori, l’ultima balla di Conte

Anche la matematica rischia di diventare un’opinione per il governo, tornato in queste ore giallo-rosso. La netta testimonianza è dello stesso premier Giuseppe Conte che, gongolando ieri a Montecitorio, ha puntellato: “Ho parlato di ristori proporzionati” che significa “correlati alle perdite subite, è consapevole” che servono “risorse più cospicue”. Più cospicue? Al netto di bonus e mancette, soldi, tra l’altro, non tutti arrivati a imprese e famiglie che ancora attendono dallo scorso anno, a “sbugiardare” il presidente del Consiglio pensa puntuale l’Ufficio studi della Cgia. Che, in soldoni, afferma che i ristori finora arrivati nelle tasche degli imprenditori ammontano poco più del 7 per cento dell’intera perdita di fatturato dello scorso anno. E così, consapevole di non aver fatto quadrare i conti finora, il premier ora sembra “scaricare” la patata bollente alle Camere. “Sarà il Parlamento a migliorare la nuova disciplina dei ristori e il vostro contributo, ne sono sicuro, sarà prezioso”, ha puntellato.

Ma un fatto è certo, la matematica non è un’opinione. E così la confederazione degli artigiani di Mestre con il pallottoliere in mano fa quattro conti. Se, infatti, rapportiamo i 29 miliardi di euro di aiuti diretti erogati fino ad ora dal Conte 2 alle attività economiche coinvolte dalla crisi pandemica ai 423 miliardi delle loro perdite di fatturato stimati l’anno scorso (almeno 200 miliardi sarebbero ascrivibili alle imprese dei settori che sono stati costretti a chiudere per decreto), il tasso di copertura è stato poco meno del 7 per cento, dice la Cgia. Altro che “ristori proporzionati”. L’Ufficio di Mestre, tra l’altro, sottolinea che in attesa dei nuovi ristori previsti nei prossimi giorni, l’arrabbiatura e il malessere tra gli operatori economici sono sempre più diffusi, in particolar modo tra coloro che conducono attività di piccola dimensione. E proprio su prossimi ristori, già sembra tirare ancora brutta aria per le imprese. Lo scostamento sul quale il governo ha chiesto l’autorizzazione al Parlamento vale 32 miliardi, ma consentirà nel 2021 di mobilitare risorse di cassa per complessivi 50 miliardi.

Ebbene, l’utilizzo delle risorse è, a grandi linee, già definito: 5,5 miliardi di euro andranno al prolungamento di ulteriori 18 settimane della cassa-Covid senza oneri per le imprese, 3 miliardi andranno alla sanità, 1 miliardo rispettivamente a Comuni e Regioni e al trasporto pubblico locale, mentre circa 5 miliardi dovrebbero essere destinati alla rottamazione-quater e al rinvio delle cartelle esattoriali. Il resto (poco meno di una quindicina di miliardi) dovrebbe essere destinato ai ristori per le imprese. Quindici, sommati agli altri 29 miliardi, fa 44, ed è già passato un anno dall’inizio della pandemia. Da qui la ricetta della Cgia. E` evidente che è necessario un cambio di rotta: i ristori vanno sostituiti con i rimborsi, dice la Confederazione degli artigiani. In altre parole, è necessario uno stanziamento pubblico che compensi quasi totalmente sia i mancati incassi sia le spese correnti che continuano a sostenere. La stessa cosa va definita anche per i settori che seppur in attività è come se non lo fossero. Altro dato allarmante, infine, arriva dall’ultima indagine realizzata dall`Istat2: sono quasi 292 mila le attività che si trovano in una situazione di crisi profonda. Attività che danno lavoro a quasi 1,9 milioni di addetti e producono un valore aggiunto che sfiora i 63 miliardi di euro.

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