Suicidio presunto omicida Palermo, indagato psichiatra carcere Pagliarelli

Indagato, con l’ipotesi di omicidio colposo, lo psichiatra del carcere palermitano di Pagliarelli che si era pronunciato sulle condizioni di Carlo Gregoli, il detenuto che si è suicidato lunedì pomeriggio nell’infermeria del penitenziario: Gregoli, che era accusato, assieme alla moglie, di duplice omicidio, aveva sostanzialmente annunciato ai familiari le proprie intenzioni, ma era comunque riuscito a togliersi la vita, impiccandosi. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’uomo, che aveva 50 anni e lavorava nel settore Cimiteri del Comune di Palermo, sebbene la magistratura avesse attivato le necessarie precauzioni per prevenire ed evitare il suicidio, aveva avuto tutto il tempo di uccidersi. Oggi pomeriggio il professore Paolo Procaccianti ha eseguito l’autopsia sul cadavere di Gregoli e allo psichiatra e’ stato notificato un avviso di garanzia, per consentirgli di prendere parte, con un proprio consulente, all’esecuzione dell'”atto irripetibile”, che altrimenti non sarebbe utilizzabile nei suoi confronti.

Il duplice omicidio attribuito a Gregoli avvenne il 2 marzo scorso: vittime Vincenzo Bontà, genero del boss mafioso Giovanni Bontate (a sua volta ucciso con la moglie, Francesca Citarda, nel 1988) e l’operaio Giuseppe Vela. La mafia, con l’efferato delitto di quasi quattro mesi fa, non c’entrerebbe niente: Gregoli, che poi aveva dichiarato di soffrire di depressione, avrebbe colpito i due per banali questioni di vicinato. A sparare, secondo la Procura, sarebbe stata pure la moglie, Adele Velardo, anche lei in carcere dal 2 marzo e per la quale i legali hanno chiesto l’ammissione ai domiciliari. I due coniugi, che abitano nella zona di Falsomiele, poco distante dal luogo in cui furono uccisi Bontà e Vela, erano appassionati di armi e si esercitavano regolarmente al poligono di tiro.