Sull’isola di Mozia, tra statue greche e nuove installazioni

Sull’isola di Mozia, tra statue greche e nuove installazioni
27 settembre 2016

Nel cuore dello Stagnone di Marsala, l’isola di San Pantaleo è oggi uno dei siti archeologici siciliani più apprezzati e visitati. Su di essa sorgono le rovine dell antica Mozia, ricca città fenicia un tempo sede di splendidi palazzi e magnifiche piazze. Sui resti delle mura si scorgono ancora i segni dell incendio con cui la città fu distrutta nel 397 a.C. Dai siracusani. Ma sono evidenti anche i segni della grandezza di Mozia, dalle mura ai templi, fino alle statue, come ha spiegato l’archeologo Sebastiano Tusa: “E anche rappresentazioni artistiche come l’auriga in marmo, sicuramente un’opera greca, ma commissionata da un moziese. Questo dimostra la capacità economica e l’innovazione culturale di Mozia”. Nel 409 i moziesi distrussero la colonia greca di Selinunte, scatenando la risposta di Dionigi di Siracusa, che nel 397 la distrusse. Ma per fortuna non mancano i reperti archeologici nel sito che è gestito dalla Fondazione Whitaker. “La Fondazione versa in condizioni precarie. Malgrado tutto riesce a gestirla abbastanza bene anche grazie ad un afflusso notevole”. Un afflusso destinato a crescere da qui a gennaio sull’isola dove l’artista Maria Cristina Finucci ha allestito l’installazione promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro: “Help, l’età della plastica”, lancinante grido d’aiuto contro l’inquinamento planetario.

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