Il superticket sanitario non piace a nessuno, almeno a parole, ma eliminarlo costa almeno 500 milioni l’anno (ben oltre di quanto si è faticosamente trovato per le pensioni). Dunque quello che arriverà in Senato, se arriverà, sarà un alleggerimento graduale o esentando alcune categorie o escludendolo alcune patologie oltre quelle già previste. Il tema è sul tavolo della legge di bilancio con la richiesta pressante di Campo Progressista di Giuliano Pisapia. Oggi il presidente della commissione Bilancio, Giorgio Tonini, diceva che sul tavolo si potrebbe spuntare solo “qualche milione”, ben lontani dunque dal poterlo abolire. Qualche giorno fa il segretario del Pd, Matteo Renzi, aveva affermato di non essere contrario a intervenire: “Quando Campo progressista chiede più attenzione sui temi del sociale, noi ci stiamo. L’abolizione dei superticket, ad esempio, è una proposta di Campo progressista. Fossi da solo non lo farei ma per un accordo sono pronto a farmi carico di alcune delle richieste degli altri. Poi sarà il governo a decidere, ma io darò una mano volentieri se serve ai cittadini”.[irp]
Mentre Mdp ricorda, per bocca della capogruppo in Senato Cecilia Guerra, che erano stati loro a sollecitare un intervento in questo senso ma, ha sottolineato Guerra, “il tema è talmente importante che siamo molto contenti di capire che ci sia questa convergenza di opinione per superarlo. Ieri il viceministro Enrico Morando ha detto che è tra gli emendamenti che potrebbero essere riformulati. Ovviamente vedremo come si concretizzerà”. Il superticket è stato introdotto dalla finanziaria 2011 e prevede il pagamento di una quota fissa per ricetta di 10 euro. Le regioni però possono scegliere misure differenti purché arrivi lo stesso gettito (è diventato infatti una forma di finanziamento del Servizio sanitario nazionale e qualsiasi alleggerimento se non coperto da risorse aggiuntive si tradurrebbe in un taglio del SSn). E questa possibilità di gestione da parte delle regioni ha comportato situazioni differenti in diverse zone del Paese. A chiedere di eliminarlo anche Cittadinanza attiva che ha raccolto in sei mesi 35mila firme; l’associazione ha fatto notare come, tra l’altro, le entrate da ticket siano calate negli ultimi anni e come la sanità privata si sia avvantaggiata rispetto a quella pubblica, sempre meno competitiva.[irp]
COSA E’ IL SUPERTICKET Per superticket si intende il balzello introdotto nel 2011 che prevede il pagamento di 10 euro di ticket su ogni ricetta per le prestazioni di diagnostica e specialistica. Ogni regione può decidere se e come applicarlo e la sua introduzione ha scatenato forti polemiche da parte di alcune regioni che hanno scelto di adottarlo in modo differente. Alcune hanno deciso di modularlo in base al reddito o al tipo di servizio, mentre altre, come la Valle d’Aosta hanno preferito non adottarlo affatto. Il superticket non si paga in Sardegna, Valle d’Aosta, nella provincia di Trento e Bolzano e in Basilicata. Viene invece applicato il superticket di 10 euro per ogni ricetta medica che abbia un valore superiore ai 10 euro nel Lazio, nel Friuli Venezia Giulia, in Liguria, Marche, Molise, Abruzzo, Puglia, Sicilia e Calabria. In Campania, Piemonte e Lombardia il superticket viene applicato in maniera progressiva all’aumentare del valore della ricetta mentre viene modulato in base al reddito in Veneto, Emilia Romagna, Umbria e Toscana. Difficile capire se sia meglio abolirlo o se, al contrario, conviene mantenerlo effettuando una revisione dell’intero settore. Il superticket sanitario, utilizzato in alcune regioni italiane sulle ricette relative alle prestazioni di diagnostica e specialistica, è ancora una volta oggetto di contenzioso politico. Eliminarlo del tutto potrebbe costare alle casse dello Stato oltre mezzo miliardo di euro. Secondo Cittadinanzattiva, infatti, il supporto economico fornito dai ticket al Servizio Sanitario Nazionale si aggirerebbe intorno ai 500 milioni di euro, sebbene sulla carta risulti di almeno 800 milioni.