Libertà creativa e intellettuale, anticonformismo e un percorso biografico complesso, multiforme. Fondazione Prada a Milano presenta una grande retrospettiva sul lavoro di William N. Copley, eclettico erede della grande tradizione surrealista europea, declinata poi in una pittura che ha influenzato, ed è stata influenzata a sua volta, la cultura americana. La mostra, organizzata in collaborazione con la Menil Collection di Houston e curata da Germano Celant, si sviluppa nello spazio milanese su due livelli e su due piani, entrambi allestiti, in omaggio alla sensualità che il lavoro di Copley ha costantemente voluto raccontare, come spazi corporei sinuosi e accoglienti. Partendo dal suo essere stato, oltre che un giornalista e un editore, anche un gallerista e collezionista.
“Nella prima parte – ci ha spiegato Celant – ci sono i documenti dei capolavori storici che è riuscito a collezionare con la sua galleria, affiancati a documenti che riguardano le sue amicizie con Duchamp, Man Ray, Max Ernst e così via”. Amicizie che lo introducono nell’universo del surrealismo europeo e che Copley interpreta, in diversi casi con omaggi evidenti, ma già con la definizione di una linea propria, forte e netta, che con gli anni diventerà quasi una firma che da Parigi riporterà con sé a Los Angeles. Cultura popolare, immaginario folk, pornografia: i temi del lavoro di Copley emergono fin dall’inizio. Scendendo poi al piano terra del Podium della Fondazione Prada si viene accolti da otto stanze che possono essere anche intese come otto piccole mostre tematiche, e qui si coglie con più forza il suo essere a tutti gli effetti artista americano, sensibile al Dada, ma anche alla lezione della Pop Art. “L’idea – ha aggiunto Celant – è quella di comunicare l’artista e le sue ricerche all’interno di una griglia molto fredda e molto astratta, dove risalta naturalmente il racconto dei suoi interessi per il sesso, per la politica e quindi di tutte le componenti narrative del suo lavoro”. Tra le bandiere rivisitate con lo spirito della migliore satira e celebrazioni per la figura della Prostituta ignota, massacrata dal potere e dalla Chiesa, la pittura di William Copley viene raccontata da angoli molteplici, mantenendo – intento dichiarato – pure un forte legame ideale con le altre mostre in corso in Fondazione Prada, dedicate ai Kienholz e a Betye Saar.