Svolta inattesa, Ucraina accetta proposta Usa: 30 giorni di tregua. Ora la palla passa a Putin
Meloni ha accolto con soddisfazione l’esito dei colloqui, definendolo “un passo importante verso una pace giusta”. Anche il premier britannico e il primo ministro polacco hanno espresso sostegno

Una maratona negoziale di oltre nove ore, due delegazioni di alto livello e un comunicato congiunto che potrebbe segnare una svolta nel conflitto tra Ucraina e Russia. Al vertice di Gedda, l’Ucraina ha accettato la proposta americana di un cessate il fuoco di 30 giorni, mentre Washington ha promesso di riprendere gli aiuti militari e la condivisione di intelligence. “Adesso gli Usa capiscono le nostre argomentazioni”, ha esultato Volodymyr Zelensky, mentre il presidente americano ha annunciato di voler parlare con Vladimir Putin “forse già questa settimana” per ottenere il via libera russo.
Il nodo della tregua e le concessioni ucraine
Il cessate il fuoco proposto dagli Usa è “immediato e provvisorio”, estendibile solo con l’accordo di entrambe le parti e subordinato all’approvazione di Mosca. In cambio, Washington riattiverà gli aiuti militari e rimuoverà il blocco sulla condivisione di intelligence, sospeso dopo lo scontro tra Zelensky e Trump alla Casa Bianca lo scorso febbraio. Kiev, dal canto suo, ha accettato di accelerare la firma di un accordo sulle risorse minerarie critiche, una mossa che compenserebbe i miliardi di dollari spesi dagli Usa in tre anni di guerra.
“Siamo pronti a fare di tutto per raggiungere la pace”, ha dichiarato Andriy Yermak, capo dello staff di Zelensky, prima di immergersi nei negoziati. La proposta ucraina di una tregua parziale nei cieli e in mare, presentata come primo passo verso un accordo più ampio, ha trovato il sostegno americano. Ma ora tutto dipende da Mosca.
La reazione di Mosca e l’attacco dei droni
Il Cremlino, però, mantiene un atteggiamento cauto. Poche ore prima dell’inizio del vertice, la Russia ha denunciato un massiccio attacco di droni ucraini su Mosca, con almeno tre morti e danni estesi. “Simili azioni compromettono la pace”, ha avvertito il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ribadendo che Mosca è “aperta a sforzi di pace”, ma solo a condizioni precise.
Tra queste, il rifiuto di qualsiasi contingente Nato nelle eventuali forze di pace e l’accettazione di una missione sotto egida Onu o composta da Paesi neutrali del “Sud Globale”. Intanto, giovedì è atteso a Mosca l’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, per discutere ulteriormente il piano di tregua.
Il sostegno europeo e le sfide sul campo
L’Europa guarda con attenzione ai progressi di Gedda. La presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha accolto con soddisfazione l’esito dei colloqui, definendolo “un passo importante verso una pace giusta”. Anche il premier britannico Keith Starmer e il primo ministro polacco Donald Tusk hanno espresso sostegno, con quest’ultimo che ha twittato: “Cari americani, cari ucraini, non sprecate questa occasione. Tutto il mondo vi guarda oggi a Gedda!”.
Sul campo, però, la situazione resta critica. Nella regione russa di Kursk, le forze di Mosca hanno lanciato una controffensiva per riconquistare territori occupati dagli ucraini, mentre Kiev continua a subire pressioni militari. Zelensky considera queste aree cruciali come merce di scambio per i negoziati futuri, ma la Russia rifiuta di cedere sui territori occupati, pari a circa un quinto dell’Ucraina.
Prospettive incerte
Nonostante i progressi, il percorso verso una pace duratura rimane in salita. La Russia insiste sulla neutralità dell’Ucraina e sul controllo dei territori occupati, mentre Kiev chiede garanzie di sicurezza e il coinvolgimento dell’Europa nel processo di pace. “La palla ora è in mano ai russi”, ha dichiarato Marco Rubio, segretario di Stato americano. Ma con Putin che gioca la partita a modo suo, l’unica certezza è che il mondo trattiene il fiato.
Intanto, a Gedda, si è scritta una pagina inedita. Resta da vedere se sarà l’inizio di una nuova era o solo un’altra tappa in un conflitto che non accenna a finire.