di Laura Della Pasqua
È passato solo un mese dall’annuncio trionfalistico del premier Matteo Renzi di abolire la Tasi sulla prima casa e di ridurre la pressione fiscale di 35 miliardi in tre anni e già c’è chi nel suo governo che non è più così sicuro che si possa fare. Il disappunto del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan per quelle dichirazioni a sorpresa e non concordate, non è ancora rientrato ma si mantiene comunque dietro le quinte. È la preoccupazione di chi deve far quadrare i conti soprattutto a fronte di una ripresa che ancora non si è manifestata e con il pil che nell’ultimo trimestre è cresciuto di uno stitico 0,2%. Ma c’è chi nel ministero dell’Economia esce allo scoperto e fornisce un piano B, alternativo all’abolizione totale della Tasi sull’abitazione principale. Il sottosegretario Enrico Zanetti, nonché segretario di Scelta Civica, in vista della Legge di Stabilità da presentare entro il 15 ottobre, suggerisce di eliminare l’imposta sulla prima casa solo per due terzi dei proprietari in modo da poter destinare le risorse risparmiate alla cancellazione dell’Imu sui capannoni industriali. Zanetti sostiene che il taglio della Tasi previsto per il 2016 sarebbe “più equilibrato, più intelligente e più coerente” se venisse ridotto da 3,5 miliardi circa a 2,2 miliardi, e quindi esentando i due terzi dei proprietari, per destinare 1,3 miliardi di euro alla totale deducibilità a favore delle imprese.
Zanetti chiama in causa Bruxelles, dicendo che un’operazione di questo genere “renderebbe meno rigido il dialogo con le autorità europee” da sempre favorevoli a spostare la tassazione dal lavoro ai beni immobiliari e quindi ad alleggerire la pressione fiscale sulle imprese considerate il motore della ripresa economica. Il sottosegretario comunque ci tiene a precisare che non intende mettersi di traverso, che appoggia “pienamente la rivoluzione copernicana del premier sul fisco”; un piano ambizioso che in tre anni prevede: nel 2016 il taglio della Tasi sulla prima casa, dell’Imu agricola e quella sui macchinari imbullonati (5 miliardi in tutto, di cui circa 3,5 miliardi solo per la Tasi); nel 2017 la riduzione di Irap e Irse alle imprese per circa 15 miliardi e nel 2018 altri 15 miliardi di tagli sulla tassazione dei lavoratori. Il leader di Scelta Civica indica come priorità la ricerca delle risorse, ovvero delle coperture per il piano triennale e “poi si può discutere nel dettaglio la destinazione”. In realtà “noi preferivamo si desse priorità a lavoro e produzione continuando con gli sgravi iniziati con il taglio dell’Irap e con il bonus da 80 euro, lasciando al termine del percorso triennale la casa, ma detto questo a noi interessa il risultato finale non l’ordine dei fattori”.
Zanetti non entra nel dettaglio per spiegare i criteri che escluderebbero un terzo dei proprietari dall’esenzione dell’imposta ma c’è da ipotizzare che si potrebbe far riferimento al valore catastale dell’immobile o al reddito. Il piano casa di Renzi è ampio. Non c’è solo l’abolizione della Tasi sulla prima abitazione ma anche dell’Imu agricola e sui macchinari imbullonati, cioè ancorati al suolo. C’è poi il capitolo spinoso della riforma del catasto rinviata all’autunno e della local tax che dovrebbe riunire tutte le imposte sugli immobili ma mantenendo l’invarianza del gettito, ovvero senza aumenti per i proprietari. Un’operazione difficile che però dovrebbe spianare al premier la strada verso la fine della legislatura e mettere a tacere i ribelli del suo partito. Trovare le coperture non sarà semplice tanto più che la crescita stenta e sarà un miracolo se saranno rispettate le previsioni di un incremento del pil dello 0,7% per il 2015 come indica in modo ambizioso il Documento di economia e finanza (il Def). Sul tema della casa oltre alla proposta di Zanetti ieri è arrivata quella della Cisl. Il segretario generale Annamaria Furlan presenterà il 2 settembre una proposta di legge di iniziativa popolare “nata dopo la raccolta di migliaia di firme in tutta Italia, per esentare solo la prima casa da tutte le imposte, tassando progressivamente i grandi patrimoni immobiliari, in base alla effettiva rendita castatale al di sopra dei 500 mila euro, e anche le rendite finanziarie, escludendo i titoli di stato”. L’obiettivo, spiega Furlan, è “di estendere il bonus fiscale di mille euro all’anno anche ai pensionati, ai lavoratori autonomi ed ai giovani”.