Tangenti, difesa: non richiesta revoca domiciliari per la Comi
L’obiettivo della difesa è dimostrare che le somme non fossero tangente ma pagamento prestazione
“La parola retrocessione e’ ignota al lessico dell’onorevole Lara Comi”. Parla Gian Piero Biancolella, avvocato difensore della ex parlamentare azzurra, al termine dell’interrogatorio davanti alla gip Raffaella Mascarino. Quasi 5 ore di deposizione in cui la deputata Ue di Forza Italia avrebbe spiegato in modo “molto deciso” che il ras dei voti del partito su Varese, Nino Caianiello, considerato il ‘burattinaio’ del giro di tangenti al centro dell’inchiesta ‘Mensa dei poveri’, non fosse il destinatario di somme relative a reati corruttivi, ma che aveva “effettivamente svolto il ruolo di suo assistente sul territorio tra novembre e dicembre 2016 “con regolare contratto registrato”. “Abbiamo prodotto le mail che testimoniano l’attivita’ e testi che dimostrano come lo stesso Caianiello facesse riferimento ad un contratto”, ha spiegato la difesa. Non c’e’ dunque motivo per cui lo stesso, in fase di interrogatorio, “abbia riconosciuto la sua firma sul documento, ma non l’attivita’ svolta”. L’avvocato difensore della ex parlamentare azzurra, ha fatto sapere che “non abbiamo chiesto la revoca della misura domiciliare allo stato”.
L’obiettivo della difesa, in questo senso e’ di dimostrare che le somme arrivate a Caianiello non fossero una tangente o una retrocessione, ma il pagamento per una prestazione effettiva. Quanto all’aumento di stipendio per il giornalista Marco Aliverti, che svolgeva per Comi mansioni di ufficio stampa, l’avvocato Biancolella ha spiegato che dal primo compenso di 500 euro si e’ passati a 3500 “dopo che Comi licenzio’ altri due collaboratori, girando quindi questi emolumenti ad Aliverti”. L’aumento della somma era stato “oggetto di indagine da parte del Parlamento Ue”, che aveva poi dato il via libera: “Ritenendo la somma congrua, tanto che decise di pagarla”. Un ragionamento a parte merita il rapporto tra Lara Comi e il presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti: “Non si capisce perche’ non potesse finanziare con 30 mila euro la campagna della Comi – ha obiettato il legale -. I due si erano conosciti 4 mesi prima per questioni professionali: l’onorevole e’ laureata e aveva tutte le competenze per operare attraverso le sue societa’. Le fatturazioni dunque si riferiscono ad un’attivita’ concreta e reale e ad un rapporto tra privati lecito e corretto”.
Lara Comi e’ tra i principali indagati di un filone dell’indagine ‘Mensa dei poveri’ sul presunto giro di tangenti in mano all’ex ras azzurro di Varese, Nino Caianiello. A lui, che e’ stato descritto nelle carte come il principale ‘burattinaio’ della vicenda, Comi e’ stata legata anche da un rapporto di lavoro “con tanto di contratto” tra “novembre e dicembre 2016” ha spiegato l’avvocato. Nell’ordinanza firmata dalla giudice per le indagini preliminari la 36enne – ora ai domiciliari – era stata descritta come una donna che “nonostante la giovane eta’ presenta una non comune esperienza nel fare ricorso a collaudati schemi criminosi”.