E’ la storia di un amore che diventa un’ossessione quella raccontata dai fratelli Taviani nel loro “Una questione privata”, presentato in anteprima ala Festa del cinema di Roma e dal primo novembre al cinema. Ispirato al romanzo di Beppe Fenoglio, è ambientato nel ’43 tra le montagne delle Langhe. Protagonista è un partigiano, interpretato da Luca Marinelli, che cerca di scoprire ad ogni costo, contro ogni avversità, se un suo amico ha avuto una relazione con la donna (Valentina Bellè) che lui ama. Intraprende una corsa folle inseguendo la sua ossessione mentre la guerra impazza e i fascisti sterminano famiglie e decimano i suoi compagni di lotta. Paolo Taviani ha spiegato: “Nel film c’è questa ossessione d’amore che è quasi in contraddizione con il clima storico nel quale le azioni si svolgono. La storia cammina parallela alla storia del nostro protagonista, che poi è uno che sta lì sulla montagna, facendo la Resistenza, non è uno che lo rinnega, ma l’amore in quel momento è tutto. E’ appunto un’ossessione”. Per i Taviani riportare sullo schermo fascismo e Resistenza non è anacronistico. “Alcuni hanno detto ‘ma ancora vi siete messi a parlare dei fascisti’. Noi abbiamo detto: certo, perché stanno tornando, non solo in Italia, in Europa, in Ungheria”. Per Paolo Taviani, 86 anni, figlio di un avvocato antifascista, non bisogna abbassare la guardia. E, anche a nome del fratello Vittorio, ha affermato: “Abbiamo avuto questa sfortuna di vivere l’orrore del fascismo, e la fortuna di vedere la banalità del male rovesciarsi nel bene. Quando il popolo ha preso in mano il proprio destino ha cambiato la realtà. Siamo stati educati a credere che anche quando le cose vanno malissimo, c’è sempre qualcosa a cui ti puoi attaccare per reagire e per trasformare il male in bene”.