Appuntamento con il teatro giapponese a Messina martedì 4 e giovedì 6 novembre alle 21 e mercoledì 5 novembre alle 17 e alle 21. Per il cartellone unico di prosa e musica del Teatro Vittorio Emanuele, infatti, la Compagnia Mum&Gypsy propone, in esclusiva regionale, lo spettacolo ‘Dots and lines, and the cube formed’, scritto e diretto da Takahiro Fujita, in lingua originale con sottotitoli in italiano e inglese. A un anno dalla presentazione a Fabbrica Europa 2013, la compagnia giapponese torna in Italia con un tour di un mese, curato da Fondazione Fabbrica Europa e realizzato da Fondazione Pontedera Teatro, insieme a partner nazionali e internazionali.
Mum&Gypsy è una compagnia teatrale fondata nel 2007 da Takahiro Fujita, uno dei più brillanti esponenti della ”zero generation” giapponese, una nuova formazione di registi e drammaturghi venuta alla ribalta dopo il 2000, influenzata dalle ricerche del maestro Oriza Hirata. Regista, drammaturgo, ma anche saggista e insegnante, Hirata ha teorizzato e praticato fin dagli anni ’90 una nuova forma di teatro che attraverso l’uso di un lessico comune, colloquiale, restituisse in scena la lingua reale e le esperienze di vita dei giapponesi, superando gli stereotipi del linguaggio teatrale. Lo spettacolo ”Dots and lines, and the cube formed” parte da un fatto di cronaca. Nel 2001, in una piccola città del Giappone, un uomo uccide una bambina il cui corpo viene ritrovato in un fosso. La notizia di questo infanticidio colpisce l’opinione pubblica, soprattutto i giovani del posto.
Fujita mette in scena quei ragazzi e quelle ragazze, dieci anni dopo, nel 2011, e oggi, raccontando la loro vita attuale e i loro ricordi, attraverso un format cronologico fatto di continui refrain che richiamano alla memoria il passato. Rappresentante di quella ”generazione zero” che ha portato il quotidiano in scena, Fujita abbandona ogni narrazione unitaria, puramente realistica, per arricchire i suoi quadri di elementi derivati dall’immaginazione e dal ricordo. Le diverse possibilità coesistono sul palco, andando a costituire quello spessore umano che caratterizza ogni comunità. Un modo inedito di fare teatro che unisce memoria ed innovazione.
”Io sono un regista di memorie, scrivo memorie, ogni mio racconto proviene dalla realtà, ma nel momento in cui io racconto voglio creare un’altra realtà – dice Fujita – Per questo nei miei spettacoli si moltiplicano i punti di vista sullo stesso fatto, in un montaggio che può ricordare quello di un film. Cinema, romanzo, musica o manga: ho l’ambizione di prendere spunto da ognuno di essi per creare un’opera che li superi. Quando viene uno spettatore che ama questi generi artistici, vorrei che gli piacesse anche il mio spettacolo”.