Siegfried è un adolescente inquieto, Mime (che lo ha cresciuto in assenza dei genitori) è un padre di famiglia che porta avanti la vita tra affanni e preoccupazioni, il drago con cui Siegfried si batte eroicamente è un carrello elevatore rosso, sulla scena – a significare il mondo corrotto – c’è una discarica di spazzatura ed elettrodomestici vecchi in mezzo a una foresta rappresentata da una scena sghemba. “I personaggi di Wagner – spiega Vick – sono personaggi del quotidiano. Per chiunque abbia una famiglia il Ring è la storia più semplice del mondo. Basta seguire le ascese e le cadute, i momenti belli e quelli di crisi di una famiglia, e già si capisce tutta la regia; è tutto chiaro e aperto come dentro le favole”. Un grande evento: cinque ore di spettacolo, spezzato da due intervalli. Siegfried è la terza parte della monumentale Tetralogia di Wagner (il Ring des Nibelungen) composta durante ben 26 anni, dal 1848 al 1874. Il Teatro Massimo la propone nell’ambito di un progetto iniziato nel 2013 in coincidenza con il bicentenario della nascita del compositore tedesco e che ha riscosso un grande successo di pubblico e critica.