Ernani di Verdi torna al Massimo di Palermo, in streaming, sulla WebTv della Fondazione, ma ritorna, dopo 22 anni. Un titolo importante legato alle prime produzioni verdiane che il compositore ideò ispirandosi all’omonimo fosco romanzo di Victor Hugo. Una trama elaborata quella di Ernani che vede contrapposto in questo caso non il solito triangolo amoroso, ma addirittura un quartetto. Alla formula che vede il soprano conteso da tenore e baritono troviamo invece qui la protagonista Elvira contesa da ben tre uomini: l’attempato tutore, Don Ruiz De Silva, il futuro Carlo V, Re di Spagna e Imperatore del Sacro Romano Impero, e Ernani, nobile decaduto, bandito, cui Elvira ha però concesso il suo cuore. Un quartetto che fa scintille sin dalle prime scene dove seduzione, duelli, vendetta, e tragedia si alternano sulle note di una delle opere più imponenti del repertorio verdiano. Anticipatore in un certo senso del Trovatore, ma soprattutto – nella spera politica – del più tardo Don Carlo, Ernani racchiude alcuni quadri musicali di intensa liricità e drammaticità. Il destino incombe sui protagonisti non solo di una controversa storia d’amore ma anche di una sfida politica tra l’autorità costituita del re Carlo e la volontà di spodestarlo di nobili e ribelli. Una sfida che si concluderà con un atto di misericordia e benevolenza del primo ma anche con la morte.
Sul podio del Teatro Massimo, ancora vuoto del pubblico, ma pieno delle idee e dello spirito di ripresa che alimenta il suo staff direttivo come quello artistico, ancora una volta il Maestro Omer Meir Wellber con l’Orchestra e il Coro del Teatro Massimo, diretto dal Maestro Ciro Visco. Mentre a Ludovico Rajata spetta la cura della messa in scena. Le quattro voci che daranno vita in questa unica – come rappresentazione ma anche come occasione – performance sono quelle del tenore Giorgio Berrugi nel ruolo del titolo, del soprano Eleonora Buratto, che interpreta la tanto contesa Elvira, del baritono Simone Piazzola che interpreta il Re Carlo e del basso Michele Pertusi nei panni del vendicativo Don Ruy Gomez de Silva. Completano il cast Irene Savignano (Giovanna), Carlo Bosi (Don Riccardo) e, nei panni di Jago, Andrea Pellegrini, giovane vincitore del premio straordinario offerto dal Teatro Massimo alla 58esima edizione del premio Tenor Viñas, tra i più importanti concorsi d’opera a livello europeo. La rappresentazione sarà dedicata allo scomparso Vincenzo La Scola che proprio 22 anni fa vestì i panni di Ernani.
Intanto, però, in attesa dello streaming del 26 alle 20 perché non conoscere da vicino qualcuno dei protagonisti? Ecco qui quindi la chiacchierata avuta tra una prova costume e una in sala e di regia con l’ambiguo Re Carlo, al secolo il baritono veronese Simone Piazzola che torna a Palermo dopo avere vestito i panni di un altro re spagnolo, Alfonso, nella Favorita di Donizetti, esattamente due anni fa. Ma com’è questo suo ritorno in un momento così particolare. “E’ sempre emozionante tornare qui, ma oggi è anche strano”, confessa. “E’ un ritorno in un teatro che amo, ma senza il pubblico, per una sola recita. E pensare alla mancanza del pubblico è forte: l’idea che verrà a mancare quello scambio di energia che scorre tra il pubblico e chi canta, dovremo inventarcelo, immaginarlo. Ma va bene. Si cerca di dare il meglio lo stesso si cerca quella forza interiore che ci porta a dare sempre il meglio di noi stessi, in qualsiasi circostanza”. Nel tono della sua voce si coglie tutta l’amarezza dell’anno difficile trascorso: le peripezie per tornare dall’Australia dove era impegnato nel ruolo di Ezio in Attila, poi i contratti annullati. “Mi sono ritrovato dal cantare un ruolo bellissimo come quello di Ezio al non cantare più nulla, così, improvvisamente. Il canto però è ciò che mi ha sostenuto in questi mesi: ho studiato tanto, nuovi ruoli, pezzi da camera. Poi a poco a poco sono ripresi i contati, ci sono state le piccole riaperture. Ed ora eccomi qui, con questa nuova avventura, in questa produzione di Ernani in forma semiscenica pensata per lo schermo. E ringraziamo che c’è lo straming”, conclude di cuore” Ernani quindi e Re Carlo.
Ancora un ruolo da Sovrano per lui e ancora una tessitura belcantista per questo ritorno al Massimo, un ruolo quello di Carlo in Ernani che sfida il range proprio del baritono per svettare verso quello tenorile. Ruolo che Piazzola sente particolarmente “bene” addosso sin da quando ha cominciato a studiarlo con il suo Maestro, il celebre basso Giacomo Prestia, in occasione del debutto in Scala nel 2018. “Sì è vero – spiega – la tessitura è bella acuta, però la sento comoda. Del resto – continua anche con una certa punta di orgoglio giustificato – ho una buona estensione e questo mi permette di potermi divincolare da questa tessitura alta. Le arie principali, come “Da quel dì che t’ho veduta”, o “Vieni meco” – precisa – sono tutte giocate sui passaggi verso la zona acuta. In più insistono sulla mezza voce, sui piani non falsettati. Bisogna cantare piano e sul fiato in modo da rendere al massimo la dolcezza, la seduzione che il testo esprime”. Il personaggio di Carlo “viene bene messo in risalto da Verdi” continua ancora il cantante veronese, addentrandosi nei meandri tecnici e psicologici di questo ruolo, “musicalmente e vocalmente è un ruolo protagonistico, che domina all’interno dell’opera, e richiede molto al cantante, molto nella tecnica ma anche nella interpretazione”. Sì perché quello di Carlo è uno di quei ruoli si può dire ambigui tra quelli verdiani: ammantato dell’aura nobile del sovrano, ma al tempo stesso con certe sfumature da “villain” che lo rendono per certi versi crudele nel perseguire la sua passione e la sua sete di potere.
“Sì infatti – concorda Piazzola – Carlo vuole imporre il suo amore a Elvira e lo fa, salvo poi riabilitarsi nel finale del 4 atto perdonando tutti e benedicendo le nozze di Elvira con Ernani, comprendendo anche così chi deve essere realmente, la statura che la sua persona assumerà nella storia. La musica poi sublima ogni atteggiamento da “villain” perché il canto che Verdi ha scelto per questo ruolo è sempre un canto legato, sulla parola”. Ed è parlando della modalità del canto che in Piazzola tornano i momenti trascorsi con il Maestro Prestia mentre preparava il ruolo, ma in special modo il duetto del secondo atto tra Silva e il Re Carlo. Momenti preziosi. “Cantare con il mio Maestro – comincia a raccontare – è sempre una gioia, ma anche un continuo mettersi alla prova per il confronto con una voce così potente e possente da basso basso”. Perfetto quindi per prepararsi al duello verbale che contraddistingue il duetto. “Sì, anche perché – riprende Piazzola – più che un duello verbale è un duello tra la statura dei due personaggi. Entrambi devono dimostrare chi ha più forza, più potere. Non ci può essere un perdente o un vincitore perché entrambi hanno una dignità, un’aura che li rende forti”. Da Ernani a questo punto è facile passare ad un altro grande duetto tra basso e baritono che in un certo senso l’opera che andrà in scena al massimo anticipa: il duetto Rodrigo, Marchese di Posa e Filippo II di Spagna. “Quello però – tende a precisare Piazzola – è un duello più psicologico, dove i due personaggi mostrano anche le loro debolezze per legarsi in un rapporto di stima reciproca. Tra Silva e Re Carlo in Ernani non c’è stima, sono due rivali in amore, ma anche politicamente e quindi ognuno sfida il potere dell’altro”.
Re Carlo si aggiunge così ai ruoli verdiani già interpretati e tra i quali Simone Piazzola ha i suoi preferiti: Germont Padre, ne La Traviata, ma soprattutto il suo omonimo, Simone Boccanegra, ruolo a tutto tondo che trova particolarmente vicino non solo vocalmente ma anche nello spirito. La speranza ora dopo questa avventura palermitana è quella di riprendere i ruoli e di tornare in teatro con il pubblico in sala perché “è dura – dice – per un cantante arrivare alla fine di un’aria aspettando lo scroscio degli applausi e sentire il silenzio. Ti ritrovi, in un certo senso, con l’amaro in bocca, perché inconsciamente te lo aspetti, e non arriva. Ma va bene così – conclude – ce la faremo andar bene, sino a quando non sarà possibile riaprire i teatri e tornare a lavorare in sicurezza e con il pubblico”. Con queste parole ci salutiamo in questa strana chiacchierata online con l’audio che va e viene e i visi che ogni tanto si frizzano, ma anche questo fa parte di quel qualcosa cui ci dobbiamo abituare, aspettando il momento in cui tornare a gioire della musica nei suoi templi naturali, magari ascoltando nuovi ruoli: Macbeth o perché no Guglielmo Tell. “Vediamo – dice tra il serio e anche ridendo – MacBeth è più sicuro, per il Guglielmo Tell e il Rossini serio, vediamo… si deve studiare bene”. E siamo sicuri che li studierà bene, con il Maestro Prestia. “non affronto nulla se prima non mi confronto con lui”. Aspettiamo MacBeth, e forse Guglielmo allora, intanto godiamoci, Ernani e il suo Re Carlo, in streaming, da palermo, sulla WebTv del Teatro Massimo.