Tensione Pd-Si, l’appello dei Dem continua a cadere nel vuoto

Tensione Pd-Si, l’appello dei Dem continua a cadere nel vuoto
4 gennaio 2016

di Maurizio Balistreri

Non conosce tregua lo scontro sulle alleanze alle prossime elezioni comunali fra il Partito democratico e Sinistra italiana-Sel. In una intervista al Messaggero, il vicesegretario democratico Lorenzo Guerini apre le porte ad eventuali dissidenti di Sel: “Benvenuto – dice – chi fugge da tentazioni solitarie di testimonianza”. Per il numero due dem il distacco dal centrosinistra deciso da Sel in realtà importanti come Bologna e Torino è “profondamente sbagliato e incomprensibile per l’elettorato e i cittadini”. Ma l’appello del Pd sembra destinato a cadere nel vuoto: a Roma l’ex viceministro bersaniano Stefano Fassina, oggi candidato di Si al Campidoglio, chiude senza esitazioni la porta al dialogo: “Il Pd del Nazareno – sottolinea – dovrebbe ricordare che è stato lui a cacciare Sel dalla giunta di centrosinistra a luglio scorso, è stato lui a tenere per la gola l’amministrazione Marino negando i fondi per il Giubileo fin quando lui è stato al Campidoglio, ed è stato ancora il Pd del Nazareno a portare dal notaio i consiglieri comunali per far firmare le dimissioni senza neanche degnare Roma di un dibattito in consiglio comunale. Credo si sia dimostrata l’inaffidabilità del Pd del Nazareno per costruire un’alleanza”. Dalle parti di Sel, del resto, escludono ripensamenti anche su altre piazze chiave delle prossime amministrative: “A Bologna – dice una fonte parlamentare – è ‘chiusissima’, a Roma e Torino non c’è trippa per gatti”.

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Una distanza che, assicura Ettore Rosato, presidente dei deputati del Pd, non porterà a rappresaglie nei confronti di amministratori marchiati Sel: “Assolutamente no, anzi: noi sosterremo Zedda a Cagliari come tutte le esperienze positive di centrosinistra”. Rosato accusa Sel di essere impegnata in una partita politica che non ha nulla a che fare con il buon governo delle città: “Loro non immaginino – avverte – che forzando la mano sulle amministrative, noi cambiamo la legge elettorale perché capiamo che sono indispensabili. Così loro ci convincono solo che sono inaffidabili, si separano definitivamente da noi”. Nicola Fratoianni, coordinatore di Sel, è scettico su quello che definisce “l’improvviso amore del Pd per il centrosinistra. Era un orpello del passato, un peso, una accolita di nostalgici, no? Avevano festeggiato la fine delle coalizioni grazie all’Italicum, avevano festeggiato il voto con Verdini…”.

Del resto, osserva Arturo Scotto, capogruppo Si alla Camera, “l’Italicum è una legge sbagliata non perché non si può più fare la coalizione di centrosinistra ma perché mette in crisi gli equilibri della democrazia, mettendo in mano un potere assoluto sul Parlamento alla minoranza più grande e introducendo surrettiziamente una sorta di elezione diretta del premier”.
Quanto alle scelte della sinistra su città care al Pd come Torino e Bologna, Scotto respinge l’accusa di strumentalità: “Airaudo (candidato di Sel a Torino, ndr) non ha mai detto che rompe col centrosinistra a prescindere. Ha sempre posto il problema di un bilancio dell’esperienza di Piero Fassino, legato anche al suo ruolo di presidente dell’Anci, in cui non ha brillato come autonomia nei confronti del governo più centralista della storia. E a Bologna il deterioramento dei rapporti era in campo già da tempo, poi decideranno sul territorio cosa fare”. In realtà, a Sel considerano Milano l’unica partita ancora aperta: “La discussione al nostro interno è difficile, pesa l’esperienza positiva di Giuliano Pisapia. Se però resteranno in campo sia la Balzani che Majorino (i due candidati ‘di sinistra’ espressi dal Pd in vista delle primarie, ndr) noi potremmo sfilarci”, ammette un esponente lombardo del partito di Nichi Vendola. “Perché a quel punto – spiega – la vittoria di Giuseppe Sala, il candidato renziano, sarebbe largamente scontata”.

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