Politica

Tensioni in Medio Oriente: l’Iran prepara rappresaglia contro Israele con droni armati

L’Iran sta pianificando di lanciare droni dalla Siria verso Israele come parte di un minacciato attacco di rappresaglia per vendicare l’assassinio del capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh. Secondo fonti anonime citate dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede nel Regno Unito, i droni potrebbero essere lanciati da aree vicine a Damasco e dal deserto siriano, per far sembrare che siano stati lanciati da gruppi di milizie sostenuti dall’Iran in Iraq.

Il “Tisha B’Av”

I gruppi filo-iraniani avrebbero anche dato ordine di colpire le basi militari americane solo nel caso in cui gli Stati Uniti dovessero intervenire nella difesa di Israele durante l’attacco. Fonti di intelligence occidentale hanno recentemente ipotizzato che l’Iran e Hezbollah possano scegliere il “Tisha B’Av” come giorno per rispondere alla serie di omicidi di Israele. Questo giorno, noto come l’anniversario della “Distruzione del Tempio”, cade il 12 o 13 agosto.

Israele riunisce coalizione

Aspettandosi di essere attaccato dopo che l’Iran e Hezbollah hanno minacciato di vendicare l’uccisione dei capi di Hezbollah e Hamas nella notte tra martedì e mercoledì, Israele sta finalizzando accordi con gli alleati per una coalizione regionale per contrastare tali attacchi. Lo riferisce Channel 12. L’emittente cita gli Stati Uniti, il Regno Unito, gli Stati del Golfo, l’Egitto e la Giordania come pronti ad aiutare a intercettare missili e droni qualora venissero lanciati, in quella che è essenzialmente la stessa coalizione che ha contrastato quasi completamente l’attacco iraniano di droni e missili del 13-14 aprile contro Israele. Secondo quanto riporta il Times of Israel, inoltre, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant e la controparte statunitense Lloyd Austin hanno parlato nuovamente e diverse navi statunitensi con capacità di rilevare e intercettare proiettili siano state inviate nella zona.

Preparativi militari

In risposta alle minacce, gli Stati Uniti si stanno preparando a inviare ulteriori aerei da combattimento in Medio Oriente. Le forze statunitensi stanno adottando le “necessarie misure” per rafforzare la prontezza operativa e proteggere le truppe americane e alleate contro l’Iran o altri gruppi armati sostenuti da Teheran, fa sapere il Nyt. Sia l’Iran che Hamas ed Hezbollah hanno minacciato una rappresaglia dopo le recenti incursioni israeliane che hanno portato alla morte a Teheran del responsabile politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e del numero due delle milizie sciite libansi, Fuad Shukr. La tv israeliana Canale 12, invece, ha riportato che l’esercito e l’aviazione israeliani sono pronti sia per la difesa che per l’attacco. Anche gli Houthi dello Yemen hanno promesso una “risposta militare” alla “pericolosa escalation” provocata da Israele.

Dichiarazioni dell’Iran

Il ministro degli Esteri iraniano Ali Bagheri Kani ha condannato le azioni di Israele, affermando che, negli ultimi dieci mesi, Israele ha causato spargimenti di sangue e distruzione nella Striscia di Gaza, espandendo poi i suoi crimini a Beirut, Teheran e Yemen. Kani ha avvertito che se Tel Aviv non verrà fermata, la pace nella regione del Medio Oriente e nel mondo intero sarà a rischio. “Negli ultimi dieci mesi, Israele ha causato spargimenti di sangue e distruzione nella Striscia di Gaza, e ora ha esteso la gamma dei suoi crimini a Beirut, Teheran e Yemen, e se i criminali terroristi non verranno fermati, metteranno seriamente in pericolo la pace e la sicurezza nella regione e nel mondo”, ha affermato Kani. Intanto, in un avviso di viaggio pubblicato oggi, il ministero degli Esteri francese ha formalmente sconsigliato ai suoi connazionali di recarsi in Iran. Il Quai d’Orsay ha anche sollecitato i cittadini francesi ancora nel Paese a partire il prima possibile a causa del rischio di escalation militare nella regione.

Omicidio di Ismail Haniyeh

Mercoledì, Hamas ha confermato che il suo leader politico, Ismail Haniyeh, è stato ucciso in un attacco israeliano alla sua residenza a Teheran. Haniyeh era in Iran per partecipare all’insediamento del neoeletto presidente Masoud Pezeshkian. Hamas ha attribuito la responsabilità dell’omicidio a Israele e agli Stati Uniti, promettendo che l’attacco non rimarrà senza risposta.

Dura chiamata di Biden a Netanyahu

Il presidente americano Joe Biden ha avuto una chiamata “dura” giovedì con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, intimandogli di smettere di aumentare le tensioni nella regione e di aderire immediatamente all’accordo sugli ostaggi e sul cessate il fuoco a Gaza. A riferirlo sono stati due funzionari statunitensi al sito di notizie Axios. Biden e i suoi principali collaboratori sono profondamente frustrati dalle ricadute degli assassinii compiuti da Israele a Beirut e Teheran, avvenuti meno di una settimana della prima visita di Netanyahu alla Casa Bianca in quattro anni. Il premier israeliano ha tenuto Biden all’oscuro sui suoi piani su Beirut e Teheran, mentre aveva lasciato l’impressione di essere attento alla richiesta del presidente di concentrarsi sull’accordo per Gaza.

Durante la chiamata Biden ha alzato la voce e ha chiesto che l’accordo si raggiunga entro massimo due settimane. Biden ha detto a Netanyahu che gli Stati Uniti aiuteranno Israele a sconfiggere un attacco iraniano, ma dopo questo gli Usa non tollereranno una nuova escalation da parte israeliana. Il presidente americano ha avvertito Bibi che se il conflitto si intensificasse nuovamente, non potrà contare sugli Stati Uniti per salvarlo. “Ho avuto un incontro molto diretto con il primo ministro oggi. Molto diretto”, ha detto Biden ai giornalisti giovedì sera a proposito della sua chiamata con Netanyahu e ha sottolineato che Netanyahu dovrebbe “muoversi ora” per un cessate il fuoco. Il presidente americano ha poi aggiunto che l’assassinio del leader di Hamas Haniyeh “non ha aiutato” al raggiungimento di un accordo.

In un contesto di tensioni sempre più elevate, la regione del Medio Oriente si trova in una situazione di precarietà, con la possibilità di un conflitto più ampio che potrebbe coinvolgere diverse nazioni e gruppi militari. La comunità internazionale osserva con preoccupazione, cercando soluzioni diplomatiche per prevenire ulteriori escalation.

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