Tensioni nel governo su sicurezza, Lega sorpresa per “assalto” dei ministri 5 stelle
Per il M5s “occorre iniziare a muoverci sulla prevenzione, non solo sulla repressione”
Malgrado Matteo Salvini faccia di tutto per non polemizzare con Luigi Di Maio, i leghisti si dichiarano “sorpresi e curiosi” per “l’assalto” dei ministri del Movimento 5 stelle sul tema della sicurezza. “Non mi sono sentito rimproverato da Di Maio”, ha risposto il ministro dell’Interno, sfoderando il suo lato ‘zen’, a chi gli chiedeva del piano sulla sicurezza di cui si vuole fare promotore il collega vice premier pentastellato. “Si puo’ sempre migliorare, ogni contributo e ogni idea di ogni sindaco, ministro, associazione e’ benvenuto. Le porte del mio ministero sono aperte. I risultati che stiamo portando a casa contro mafia, droga, racket, traffico di essere umani sono bellissimi. Se qualcuno mi vuole aiutare e’ il benvenuto”, ha aggiunto Salvini.
Fatto e’, pero’, che dopo l’uscita di Di Maio, a commento dell’episodio del bus incendiato a San Donato milanese, la nuova linea M5s sulla sicurezza e’ stata rinforzata copiosamente anche con altre dichiarazioni di Di Maio, e dei ministri M5s di Difesa e Infrastrutture, Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli. Nel partito di via Bellerio, la mossa viene accolta come un “assalto” cui Salvini pero’ non avrebbe voluto rispondere per non alimentare incomprensioni o aprire nuove ferite. I ministri M5s hanno annunciato il piano sulla sicurezza ‘Grand strategy’, ispirato al modello statunitense. “Occorre iniziare a muoverci sulla prevenzione, non solo sulla repressione. L’Italia deve iniziare a dotarsi di una National Security Strategy sul modello Usa. Ci sta lavorando il ministro Trenta, dietro la guida di Palazzo Chigi”, ha spiegato Di Maio. “Bisogna procedere in modo interconnesso tra Difesa, Viminale, Mit e altri ministeri, con Chigi e il coordinamento del Dis”: non si tratta di una sconfessione delle posizioni di Salvini, ma di “una visione”, ha concluso.[irp]
L’annuncio non e’ stato granche’ gradito dai leghisti governativi che si occupano di sicurezza. “Ci sembra una strategia sorprendente e forse neanche troppo giusta: parte dall’esame di un fatto di cronaca, quello di San Donato milanese, dove il modello italiano ha funzionato benissimo”, si commenta. “Oltretutto – si prosegue – un modello che ha funzionato grazie al numero unico di emergenza, il 112, voluto da un ministro dell’Interno leghista, Roberto Maroni, e la cui sperimentazione e’ stata avviata in Lombardia”. L’impressione – nella Lega – e’ che il cambio di rotta e le ‘invasioni di campo’ siano frutto del nervosismo crescente che attraversa il Movimento, dato in calo nei sondaggi. E della nuova strategia comunicativa inaugurata con ‘l’ingresso’ nella squadra di Di Maio di Augusto Rubei, il portavoce di Trenta chiamato ad affiancare Rocco Casalino fino alle Europee.