Tensioni nel governo sulla prescrizione. Orlando irritato: teme lo stop al provvedimento

DOSSIER GIUSTIZIA La paura di Alfano è che senza fiducia salti l’intesa di maggioranza, rinviando il ddl dal calendario del Senato

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orlandoIl dossier giustizia agita le acque del governo, il balletto sulla fiducia – autorizzata dal Consiglio dei ministri di ieri sera e poi stoppata da Matteo Renzi questa mattina – provoca il rinvio del ddl dal calendario del Senato e crea tensioni dentro la maggioranza. Angelino Alfano, raccontano fonti Pd in Parlamento, teme che senza fiducia salti l’intesa di maggioranza, complici i voti segreti sugli emendamenti e Andrea Orlando, spiega chi ha parlato con il Guardasigilli è irritato perché a questo punto teme che il provvedimento possa finire in una palude. Il problema è che il ministro della Giustizia ha investito molto, politicamente, su questo provvedimento. E’ Orlando che da mesi lavora per smussare gli angoli e spinge perché, prima in commissione e ora in Aula, il provvedimento proceda spedito. Il ministro avrebbe voluto il via libera già prima dell’estate, ma la trattativa con i centristi di Alfano è stata complicata e si è dovuto accontentare del sì in commissione ad agosto. A insistere sulla fiducia, come spiegato dallo stesso Orlando nell’intervista al Corriere della sera, è stato Alfano, preoccupato che i paletti fissati da Ap nell’accordo di maggioranza potessero saltare durante i voti segreti sugli emendamenti: i verdiniani di Ala ritengono troppo poco garantista il testo, mentre nella sinistra Pd Felice Casson e altri ritengono le norme fin troppo attente alle ragioni di avvocati e politici troppo limitante per i magistrati.

Renzi, spigano fonti di maggioranza, ha motivato la sua prudenza sulla fiducia con la volontà di non andare allo scontro con i magistrati. Ma le stesse fonti aggiungono che il premier in fondo non sarebbe nemmeno troppo entusiasta del compromesso raggiunto in Parlamento e, invece, sarebbe molto preoccupato della tenuta della maggioranza sulla fiducia: Ala non è disposta a votare la fiducia su questo testo e il rischio di qualche defezione nella maggioranza esiste. “A palazzo Chigi avranno fatto i conti col pallottoliere e avranno concluso che i numeri non sono certi”, ammette una fonte vicina a Orlando. Il timore non sarebbe quello di andare sotto i 161 voti necessari per la fiducia, ma quello di farcela con una maggioranza risicata, dando prova di debolezza. Un’ipotesi che Renzi, secondo questa ricostruzione, vorrebbe davvero evitare, tanto più su una normativa che avrebbe preferito più stringente sulle intercettazioni. Il rischio, però, è che a questo punto il provvedimento si areni al Senato, e questo è proprio ciò che teme Orlando.