È successo tutto in pochi minuti, intorno all’una del pomeriggio. I più duri dei manifestanti no Tap si sono seduti a terra – la stessa in cui affondando le radici gli oltre duecento ulivi che devono essere rimossi per consentire al gasdotto che nasce in Azerbaigian di arrivare in Puglia, a Melendugno vicino Lecce – e da lì non si sono mossi. L’obiettivo era impedire l’avvio dei lavori per la realizzazione del gasdotto. È servito l’intervento dei poliziotti in assetto antisommossa per spostarli. Tafferugli, urla, spintoni tra agenti e manifestanti davanti al cantiere in cui erano bloccati i tir con a bordo gli alberi espiantati. Qualcuno si è sentito male – un 65enne che è in sciopero della fame per esprimere il proprio dissenso – in tre hanno riportato contusioni: le loro condizioni nn sono gravi né preoccupanti. I lavori sono stati momentaneamente bloccati. Gli attivisti – circa 300 – sono arrivati di buon mattino per impedire che il consorzio Tap riprendesse le operazioni di espianto degli ulivi. Espianto necessario all’avvio del cantiere per costruire il tratto a terra e sotto il mare del gasdotto che dal 2020 porterà il gas azero sulle coste pugliesi. Ieri il Consiglio di Stato ha respinto i ricorsi presentati dal Comune di Melendugno e della Regione Puglia dando di fatto il via libera ai lavori. Sempre ieri è arrivato anche l’ok da parte del ministero dell’Ambiente che ha ribadito la regolarità dell’autorizzazione fornita dall’ufficio fitosanitario della Regione Puglia all’espianto. Il sindaco di Melendugno, Marco Potì appoggiato a trenta primi cittadini salentini, ha inviato alla Regione Puglia una richiesta di impugnare le autorizzazioni in autotutela come ultimo tentativo per bloccare l’avvio dei lavori. L’eradicazione degli ulivi va fatta entro il prossimo 30 aprile, altrimenti sarà a a rischio il rispetto dei tempi per la realizzazione del gasdotto.
“Le drammatiche notizie che giungono da San Foca descrivono una situazione nella quale il Governo della Repubblica sta utilizzando le Forze dell’ordine per risolvere una questione politica che non ha mai voluto affrontare ascoltando le popolazioni residenti ed in particolare l’indicazione della Regione Puglia e dei Comuni, che avevano chiesto di localizzare l’approdo del gasdotto più a nord, nell’area del comune di Squinzano, che ha dato il suo consenso, evitando di impegnare una delle più belle spiagge dell’Adriatico pugliese”. Lo dichiara in merito alla questione Tap il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, sottolineando: “La battaglia del Tap è diventata per il Governo un simbolo della sua volontà di non dare alcun peso al parere delle popolazioni residenti che devono ricevere grandi opere pubbliche ad alto impatto ambientale. Eppure la Puglia non ha mai detto no al gasdotto Tap, ma anzi intendeva favorirne la realizzazione pacifica attraverso una sua diversa localizzazione. Si stanno confrontando a San Foca non i manganelli della polizia e le fasce tricolori dei sindaci ma due diverse concezioni della politica. L’una servile rispetto agli interessi dei grandi gruppi economici e dura e severissima con i diritti dei cittadini. L’altra, basata sulla connessione tra istituzioni e popolo a tutela dell’ambiente e della bellezza”.
“Utilizzando il massiccio spiegamento di forze che oggi è stato predisposto – prosegue Emiliano -, il Governo dà la misura della sua incapacità di ascoltare e elaborare politicamente le richieste di una regione intera che ha nel suo programma di governo, elaborato dal basso e votato da centinaia di migliaia di pugliesi, lo spostamento dell’approdo del Tap in un’altra area. Si risponde sempre stancamente che questo spostamento non è possibile perché si perderebbe troppo tempo. La fretta dunque ancora una volta passa sopra le teste di cittadini e delle istituzioni locali che pure hanno saputo difendere la Costituzione della repubblica nella parte in cui tutela le autonomie locali e la autodeterminazione degli stessi. La Regione Puglia, che è al fianco di tutti i cittadini ed i sindaci impegnati in questi momento, sta portando avanti la battaglia legale in tutte le sedi possibili”. “Ieri purtroppo – ricorda il governatore pugliese – abbiamo dovuto incassare una pesante sconfitta giudiziaria da parte del Consiglio di Stato. Pende ancora davanti alla Corte Costituzionale il ricorso per conflitto di attribuzione proposto dalla Regione Puglia nei confronti del Governo per non aver dato neanche una risposta alla Regione sulla richiesta di revoca dell’autorizzazione unica, cioè per non averla coinvolta sin dal momento della presentazione del progetto da parte di Tap”.