Da terreni abbandonati a mezzo per combattere la fuga dalla terra e la carenza di lavoro. La proposta e’ partita dalla Flai Cgil Sicilia che attraverso una proposta di legge di iniziativa popolare chiede l’affidamento delle terre demaniali e quelle private inutilizzate o sottoutilizzate alle cooperative sociali e a piccoli produttori agricoli. “L’obiettivo -afferma il segretario della Flai Sicilia, Salvatore Tripi – e’ favorire l’occupazione giovanile e il reinserimento di soggetti svantaggiati, promuovendo un modello produttivo basato sulla qualita’ della filiera corta”. Ma non solo. Secondo il dirigente sindacale in questo modo sara’ anche posiibile “contenere il degrado ambientale, salvaguardare il suolo e gli equilibri idrogeologi, limitare gli incendi, favorire un assetto ottimale del territorio”. Oggi partira’ la raccolta di firme sul ddl.
Il sindacato, inoltre, ritiene “importante” il ruolo dell’assessorato all’agricoltura, per quanto riguarda l’attuazione di una spesa che secondo il nuovo Psr 2014/2012 e’ pari a due miliardi di euro. Il ddl proposto dalla Flai Sicilia, articolato in otto titoli, prevede che si parta dall’inventario dell’esistente e che ci siano poi bandi degli enti locali per gli affidamenti dei terreni che resterebbero comunque di proprieta’ pubblica o privata. ” L’idea- ha rilevato Tripi- e’ di attuare il recupero di beni materiali, ma anche di valori culturali e identita’ territoriali e della legalita’, realizzando percorsi nuovi di agricoltura rurale, sostenibile, sociale, sostenuta dalle comunita’ locali”.
“I giovani devono avvicinarsi all’agricoltura e quello sui giovani è un impegno che io prendo e assumo – afferma intanto l’assessore regionale all’Agricoltura Nino Caleca -. La mia scommessa è portare in agricoltura la generazione digitale e se non riusciamo a farlo perdiamo un’altra occasione storica. Il nuovo piano per l’agricoltura si chiamerà Riforma Agraria 2.0”. Altra priorità di Caleca è “portare a compimento la Banca della terra che abbiamo già istituito e fare in modo che queste ricchezze che abbiamo vadano ai giovani, ai giovani che vogliono tornare all’agricoltura e che sappiano però unire capacità innovativa e produttività. Voglio giovani ma voglio giovani digitali”.